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Testimonianze

Testimonianza Incontro Annuale 2022

Trascrizione testuale

Sono mamma di una ragazza speciale, ho una figlia di 32 anni gravemente disabile, ma di una disabilità veramente estrema, tant’è che in ospedale dicevano che non sarebbe vissuta.

Quando è nata nel 91, mi dicevano che non me la sarei mai portata a casa dal Bambin Gesù e che comunque non sarebbe vissuta più di un anno. Il 19 gennaio del 2023 farà 32 anni.

Una ragazza accessoriata, dico io: è in carrozzina, ha una tracheotomia, è alimentata pec, ha una gravissima scoliosi, glaucoma… insomma, un sacco di roba, però, è una ragazza felice.

Io e mio marito ci siamo sposati 34 anni fa’. Quando uno si sposa le aspettative sono tante… figli, famiglia, lavoro, ok?

Quando è arrivata la Rosy che era la prima nipote femmina dei miei suoceri e la prima nipote dei miei genitori, quando è nata la Rosy, che si
chiama Rosa Valentina come le sue nonne, certo, ci siamo rimasti male,
diciamo così.

Non è stato un danno da parto, è stato un danno accessorio di un ospedale. Però, che fai? Nel senso che …comunque era nostra figlia e quindi noi ce la volevamo portare a casa.

Siamo stati un anno in ospedale, ce la siamo riportata a casa e abbiamo
visto comunque quelle cose che i medici ci dicevano: “Vi dovete preparare, che non ve la riporterete mai più a casa…. Sarà in rianimazione finché vivrà.” Ma io al Signore ho dato veramente uno scossone! Io non potevo accettare questa cosa, io non ero pronta per far sì che mia figlia morisse, non ero pronta in niente, ero pronta ad accettarla così come me l’aveva data!

Bene, Signore, io voglio vivere la vita, una vita straordinaria, ovviamente, ma non straordinaria perché particolarmente bella, straordinaria perché non c’è niente di ordinario; la notte non ti dorme, non mangia come tutte le altre persone, lei non vede, ci dobbiamo spostare con una carrozzina particolare perché, comunque, ha una scoliosi di 90 gradi.

Insomma, una bella storia… però sai quando tu dici: “Signore, sono pronta a tutto, purché tu me la lasci stare”…!

A questo ragionamento che ho fatto subito dai primi mesi, riallaccio il
fatto di essere figlia di santa Rita, sono di Cascia e ho vissuto per 17 anni sotto al Santuario di Santa Rita, quindi mi sono alimentata di quella storia, di quell’amore particolare.

Santa Rita era per me una eroina, diciamocelo pure; una ragazza molto più bassa di me di statura però era veramente con gli attributi, diciamo così! Bene, se il Signore ha voluto così, voglio fare proprio come te Santa Rita, non mi voglio arrendere, semplice, non mi voglio arrendere, io sono un tipo che non si arrende, proprio, non voglio perdere, non voglio perdere…

Mio marito, invece è un ragazzo, di 66 anni adesso, è stato un ragazzo che non ce la faceva a sopportare quel dolore, non ce la faceva. Lui, quando tornava a casa dal lavoro (usciva alla 4,36 e veniva a casa a piedi alle 4,50), si affacciava all’uscio di casa, sentiva come respirava la Rosy, noi la chiamavamo così, Rosy, e secondo come respirava la Rosy, lui non ce la faceva a sopportare quella sofferenza, si prendeva le gocce e andava a dormire. Quindi io stavo da sola, la mattina, il giorno e anche la sera, perché lui dormiva fino all’ora di cena, poi scendeva, cenava, poi dopo… il mal di testa, etc. etc.

Abbiamo intrapreso un percorso di preghiera perché era solo quella la
strada da fare, cioè Dio è medico, comunque medico di tutte le malattie
materiali e spirituali, tutte, Lui è medico. Quindi ad un certo momento sono diventata un po’ intollerante e, diciamo, allergica ai medici di medicina quella vera, però non ne potevamo fare a meno. Quindi abbiamo trovato medici che ci volevano bene, che ci capivano e medici che, va be’, dicevano “questo è un caso gravissimo, se ne faccia una ragione, medici che non volevano combattere insieme a noi, perché dicevano: “Tanto lei è un vegetale…”

In realtà lei non è un vegetale, lei ci capisce, tutto, però dobbiamo entrare in sintonia con lei perché lei possa esprimere i suoi sentimenti. Non è così semplice, una persona potrebbe anche non piacerle, magari quella persona non riesce a recepire, non riesce a capirla, non riesce a comprenderla e allora dobbiamo fare anche delle selezioni per le persone che ci vengono ad aiutare in casa.

Tutto questo per dire che abbiamo intrapreso un percorso di preghiera
importante con mio marito, perché non ce l’avremmo potuta fare, da soli così. Sai il mondo ti tira da una parte, però ad un certo momento ti devi fermare e dire: “ Si, voglio vivere, Signore, questa vita, sì, va bene tutto, però tu mi devi aiutare, perché da sola non ce la posso fare, non ce la posso fare, perché la ragazza così, mio marito così, e da me che cosa vuoi?

Allora dopo tre anni di sofferenza, nei quali ho anche pensato che forse
non valeva nemmeno la pena di vivere, ho pensato anche a questo, ho ipotizzato un suicidio di massa, l’ho suggerito anche a mio marito, sì, non mi vergogno, è così, ho identificato il posto dove dovevamo andare giù con la macchina…ad un certo momento, io che ho sempre amato la vita, anche prima di mia figlia, prima della storia di mio marito…mi sono messa in discussione un’altra volta:
“Signore, se tu mi sostieni…” …e non si è fatto attendere il Signore!
Il Signore ti fa toccare il fondo di dolore, perché? Perché lui vuole che tu lo chiami, gridi il suo nome, forte. Io quando sono disperata chiamo Gesù a squarciagola. Dopo sette anni di Rosa Valentina arriva anche un principino, il Signore mi ha voluto dare un’altra creatura, non perché io avessi scelto di avere un altro figlio, no: il Signore mi ha fatto questo regalo.

Adesso lui ha 24 anni. Mio figlio ad un certo momento, all’età di quattro anni mi fa: “Mamma, se la Rosy è così, Gesù avrà avuto le sue buone ragioni.”

Mamma mia, io ho tremato quando ho sentito mio figlio che mi diceva
questa cosa, perché in fondo in fondo, se lo ha capito lui che ha quattro anni, io perché ancora sono così dura di comprendonio, io che di anni ne avevo più di quaranta?

Quindi, è stato un percorso di grande sofferenza, di grande dolore, sì, è
vero, ma è stato anche un percorso di grande amore. Non rinnego niente di quel dolore! Speri che il Signore, magari, ti esenti da altri dolori…no, non ti esenta, perché si è ammalata mia madre di cancro, l’ho accudita, poi ho amato tante persone che poi si sono ammalate a loro volta di cancro e ..hanno spiccato il volo: non ti esenta niente!

Il Signore ti fa soltanto provare quanto è grande la sua misericordia e noi ci fidiamo. Siamo di passaggio. Io dico sempre che dobbiamo lasciare un segno indelebile qui, il segno indelebile che io credo, spero e vorrei lasciare è quello dell’amore: amare senza starci tanto a pensare, senza farsi tanti pensieri … amare, punto e basta, amare anche chi non ti ama, quelli che ti stanno antipatici, anche i colleghi che fanno la pantomima, perché tu non arrivi in orario in ufficio..ok? Tutto mi sta bene, tutto, però amare, e questo amore ha aperto tutte le strade!

Non è che i problemi non ci stiano, ehm, ci stanno anche altri, ci sono problemi spirituali, tanti, però poi quando ti accorgi che il Signore ti ha
messo qui perché comunque devi lasciare un segno, lo devi testimoniare. In fondo io avevo chiesto questo al Signore: “Fa sì che io possa essere un bravo testimone, ma di amore, non di altro, solo di amore.

Allora, eccomi, io sono timida tendenzialmente: Graziella mi ha chiesto
questa cosa, io faccio un po’ fatica a dire sì, però poi in fondo tutto fa parte dei disegni di Dio probabilmente e credo che sia così, anche la conoscenza che ho ‘rinfrescato’ di don Adolfo e don Francesco già circa tre settimane fa’, perché li conoscevo già da prima, però poi per tanto tempo non sono più venuta a Terni, perché la mia situazione non lo permette, perché la Rosy non sta bene.

Abbiamo incominciato con mio marito da più di 25 anni a pregare il Rosario insieme; le prime volte contava le Ave Marie, gli davo la corona, lui non la sapeva tenere, faceva “ma che è tutta sta roba?!”
Io andavo avanti con le Ave Maria e lui: “Ancora?” faceva “Ancora?” Tu ne facevi dieci e lui “Ancora?” Sì, perché una corona sono cinque misteri, ogni mistero sono dieci Ave Marie… ed era sempre così fino a che adesso porta un Rosario al collo che non si toglie mai, ha un arsenale addosso: il Rosario, la croce di san Benedetto, la medaglia di san Michele, insomma un arsenale al collo.

Noi diciamo il Rosario tutti i giorni insieme, mi sono un po’ dissociata dai gruppi perché comunque lo dico con lui. Ci stanno dei giorni, quando litighiamo magari che uno dice: “Stasera lo dici da solo, io non lo dico con te”, però effettivamente quando poi arriva l’ora uno dice all’altro/a:” C’è il Rosario!”

C’è il Rosario: quel Rosario riannoda un’altra volta la nostra storia e ci
mettiamo con la Rosy, lì, diciamo il Rosario sempre insieme; quando c’è
Michele anche lui lo dice. Quando era piccolo lo diceva più volentieri adesso un po’ di meno, però poi ci prova anche lui a dirlo. Quando sono rimasta incinta di Michele, ho detto: “Questo è un regalo che mi hai voluto fare, Signore, io te lo offro” ed ho sempre pensato che si facesse prete, ho anche tanto pregato per questo. no, è un maresciallo dei carabinieri, però, poi ho visto che tanti carabinieri poi sono diventati pure preti, io non mi arrendo, continuo sempre a pregare, che si faccia prete e lui lo sa.

Ma questa catena ha riannodato me e mio marito! Abbiamo avuto periodi di crisi incredibili: il pregare insieme fa la differenza!

Questo lo dico senza pensarci, fa la differenza il pregare dentro la famiglia, e noi dobbiamo pregare per i nostri mariti o i nostri mariti per le loro mogli, perché magari non pregano, è vero, ma quando si arriva a quella comunione di preghiera, sì, il mondo ti viene sempre contro, per carità, ci sono tremila sfide da affrontare, però si affrontano con uno stile diverso, con l’eleganza dico io, con l’eleganza dell’amore. Anche quando ci si ammala, anche quando ci stanno problemi economici li affronti bene.

Affidiamo tutto al Signore.