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Incontri Annuali

Incontro Annuale 31 Maggio 2008

OTTAVO ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DELL’ASSOCIAZIONE

Sabato 31 Maggio, nella Chiesa di San Pietro Apostolo, in Terni, si è tenuto l’ottavo Convegno Annuale dell’Associazione “Famiglie di Maria”.

E’ stata una festa, un  incontro pieno di gioia, nel quale la riflessione sul cammino fatto e lo scambio di testimonianze, unitamente alle parole di incoraggiamento della Chiesa, che ci sono state donate dal Vescovo, Sua Eccellenza Mons. Vincenzo Paglia e dal nostro assistente spirituale Don Francesco, ci hanno dato incoraggiamento e desiderio di procedere  nel cammino intrapreso, seguendo l’esempio di Maria, secondo le linee  da Lei ispirateci fin dall’inizio.

Hanno partecipato famiglie di Terni e dintorni e famiglie provenienti da molte parti d’Italia.

Molte persone sarebbero volute venire, ma non hanno potuto.

Come sapete, fanno parte dell’Associazione famiglie che abitano un po’ in tutte le regioni italiane ed anche all’estero, per cui chi sta molto lontano può trovare delle difficoltà a venire.

Tuttavia c’erano persone di Milano , di Roma e dintorni, di  varie città umbre. Molti hanno scritto o telefonato, per dirci che si sarebbero messi in comunione di preghiera con noi.

Ci sono state delle belle testimonianze.

La testimonianza non è un mettersi in mostra, ma è un dono, un aiuto che si offre ai fratelli, per condividere le grazie che il Signore ci dà, per mostrare come la guida di Maria ci aiuta a superare i momenti più difficili, per avviarci in un cammino di fede sempre più sicuro.

E’ capitato più volte che qualcuno abbia incontrato l’Associazione “Famiglie di Maria” in un momento particolare della sua vita e poi, aprendo il suo cuore a Maria con il Rosario del martedì, in unione di preghiera con tutto il gruppo, abbia scoperto la sua strada, quella che l’ha portata o riportata pienamente nella Chiesa, seguendo un cammino particolare.

RELAZIONE DI GRAZIELLA RASILE

Benvenuti a tutti

Saluto e ringrazio prima di tutto Sua Ecc. Mons. Vincenzo Paglia, che ancora una volta ci onora della Sua presenza, per noi grande segno di incoraggiamento;

Don Francesco Paolo Vaccarini, nostro assistente spirituale, nostra guida,

Don Adolfo Bettini, che, parroco con Don Francesco di questa parrocchia, contribuisce preziosamente al  buon cammino delle “Famiglie di Maria”,

ringrazio e saluto la comunità parrocchiale che ci ospita e tutti i presenti.

Festeggiamo l’ottavo anno dalla nascita dell’Associazione “Famiglie di Maria” .

Siamo uniti tra di noi da un legame spirituale, nel quale crediamo fortemente. Abitiamo in luoghi lontani l’uno dall’altro e vogliamo  rinforzare questo legame tra di noi, intorno a Maria, incontrandoci fisicamente almeno una volta l’anno.

Naturalmente non tutti oggi hanno avuto la possibilità di venire qui. Molti hanno telefonato o scritto, per farci sapere che, essendo impossibilitati a venire, si mettono in comunione con noi spiritualmente  da lontano e  contano sulla nostra preghiera.

Siamo in periodo di pellegrinaggi e di convegni, per cui c’è stata per molti una sovrapposizione di date, ma ciò nonostante abbiamo qui rappresentate le località di Monza, Sesto San Giovanni, Roma, Poli, Monterotondo,Cascia, Foligno……

Siamo qui per festeggiare l’anniversario e lo facciamo, innanzi tutto, ringraziando  il Signore, per questa chiamata che ci fa giungere tramite la Mamma Celeste.

Desideriamo, poi, riflettere, ripercorrendo il cammino fatto e  scambiandoci testimonianze.

Vogliamo capire la strada che il Signore ci indica, da percorrere insieme,  per raggiungere la santità delle nostre famiglie.

Credo che ci giungano veramente appropriate le “Parole” che il Vescovo ci ha dato da meditare:

“L’anima mia magnifica il Signore,

il mio spirito esulta in Dio mio salvatore,

perché ha guardato l’umiltà della sua serva.”(Lc 1, 46-47)

Il Signore ci ha degnato del suo sguardo, ha guardato le nostre famiglie, con i loro bisogni, le loro povertà e ci ha donato la Mamma Celeste, che ci invita ad alzare il capo, a congiungere le mani in preghiera, a non aver paura delle nostre limitatezze, a reagire,  perché Lei sa moltiplicare le nostre suppliche al Signore, unendole a quelle di tanti fratelli e tante sorelle.

Ella, che nella sua umiltà ha saputo rispondere all’angelo: “Ecco la serva del Signore! Avvenga di me quello che hai detto”, ci ricorda le parole che l’angelo stesso ha risposto a Lei: “A Dio tutto è possibile”.

Questa è la nostra speranza, questo è il messaggio che desideriamo trasmetterci: riconosciamoci creature bisognose; qualsiasi sia la condizione di vita delle nostre famiglie, nel Signore è la nostra salvezza. Affidiamole alla Mamma, affidiamoci alla Sua guida ed Ella le condurrà a Lui.

Se vogliamo avere chiaro il cammino da continuare a percorrere insieme, è importante recuperare le nostre radici, ripensando all’inizio di questa esperienza.

L’umiltà è il punto dal quale partimmo otto anni fa e intendiamo mantenerlo.

L’Associazione che componiamo è nata proprio da una situazione di povertà spirituale e da un profondo bisogno di crescita nel Signore

Sentivamo il divario tra la dimensione religiosa piuttosto individualistica che si viveva nelle nostre famiglie e la famiglia veramente cristiana, accomunata da una fede vissuta insieme,  radicata e visibile dentro e fuori le nostre case.

Volevamo che Dio fosse il centro della loro vita, ma ci sentivamo impotenti, non sapevamo che cosa fare, perché questo si avverasse.

Fu in questa realtà che sentimmo forte la presenza di Maria, l’aiuto che Ella ci offriva.

Ricordo benissimo quello che ci dicemmo io e la mia amica Rosy e poi subito il  gruppetto dei nostri amici in pellegrinaggio con noi a Medjugorie, in quei primi di Giugno dell’anno 2000: “Se la Madonna chiede la preghiera in famiglia, ci dicevamo, si vede che questo è possibile. Quello che non sappiamo fare noi, lo farà Lei. Intanto noi cominciamo ad affidarle seriamente le nostre famiglie”.

E venne fuori l’accordo di rinforzare la nostra preghiera , pregando gli uni per gli altri, in particolare con il Rosario del martedì.

Tornati dal pellegrinaggio ne parlai con un sacerdote: mio zio Don Francesco Grasselli,  allora già anziano, ora tornato alla casa del Padre. Egli si unì da subito alla nostra preghiera e ci incoraggiò, perché vedeva che la cosa era buona. Lo ricordiamo nella nostra preghiera, come lui, dal cielo, sicuramente ci accompagna.

L’anno dopo,  2001, al manifestarsi di segni positivi di cambiamento all’interno di alcune famiglie,  Don Francesco Paolo Vaccarini ,  che nel frattempo si era unito alla  nostra preghiera, si rese conto della bellezza e del valore dell’ispirazione che ci muoveva e accolse la chiamata a guidare il nostro cammino, dando forma all’Associazione e divenendone l’assistente spirituale.

Rileggendo le sue catechesi di quel periodo, vi ritroviamo l’impostazione che allora egli ci  diede e che tuttora ci conferma.

Estraggo delle affermazioni dalla catechesi che Don Francesco stesso fece nell’Aprile 2004, nella quale sintetizzò gli aspetti caratterizzanti “Le Famiglie di Maria”.

Disse:

“Continuiamo il nostro cammino, quello del Movimento delle nostre Famiglie,  con il solo impegno specifico di seguire la Madonna, affidandoci a Lei con la preghiera del Santo Rosario, il Martedi’, detto non solo per me e per la mia famiglia, ma per tutte le famiglie che si impegnano a  pregare le une per le altre.

Questo  è proprio lo specifico nostro,  semplice semplice…

Ciò non vuol dire che io non debba recitare il Rosario anche tutti i giorni..!

La Madonna opera secondo lo spirito evangelico con le cose piccole, più che con le cose grandi. Si può  servire di  esseri  insignificanti.

E il Signore  fa così con tutti:  Adamo ed Eva erano due esseri insignificantissimi, non erano nulla, eppure Dio li ha creati e si è servito di loro per dare vita a tutta l’Umanità.  Abramo chi era?  Era un semi-nomade, ma anzitutto era uno che non aveva più nessuna fiducia nella vita.  Non aveva più nessuna speranza, che è peggio che essere niente,  perché,  ormai avanti negli  anni, senza un erede, con l’angoscia di dover lasciare tutte le cose a… “ nessuno”!   Ebbene, Dio ha fatto di lui il padre dei credenti.

Se  seguiamo la Parola di Dio, vediamo che procede così tutta la “Storia della salvezza….

Questa è la giustizia di Dio.

Allora noi, che cosa siamo, noi ?

Noi siamo i più piccoli, ma con il Signore possiamo tutto .

E anche noi siamo stati chiamati .   Capite quanto è strana la storia di Dio con noi?

Questo è incoraggiante, ripetiamocelo, perché la Madonna prende non le cose grandi, ma le cose piccole,  lo dice anche S. Paolo:

“Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti…e ciò che è nulla, per ridurre a nulla le cose che sono” (1 Cor 1,27s)

Noi siamo piccole cose e così dobbiamo rimanere, altrimenti la Madonna non può far niente con noi.

Chiarito questo, noi possediamo il sassolino (…pensate a quello di Davide che ha vinto Golia..) con cui la Madonna chiede a noi di lavorare : il famoso Rosario del Martedì.

Lavoriamo dunque con questo sassolino, con cui la Madonna sta costruendo, ricostruendo le famiglie .

Pensate a tutte le famiglie, perché attraverso questo Rosario si crea un movimento di grazia per tutte le famiglie.”

Siccome cominciavamo ad avere adesioni anche da persone che seguivano un cammino con altri movimenti ecclesiali, Don Francesco precisò:

Se non sposiamo un movimento specifico, nello stesso tempo  non ne escludiamo nessuno: ben vengano gli altri movimenti e le altre associazioni!

Anzi c’è una ricchezza dentro questi piccoli gruppi: ognuno ha una complementarietà per l’altro…….

Stiamo bene insieme e l’uno diventa  aiuto per l’altro, e  tutti quanti diventiamo una luce per tutte le famiglie,  perché se abbracciamo un movimento solo,  certe famiglie possono avvicinarsi,   altre no.  È quindi un discorso aperto a tutti, pur nella diversità.

Ma c’è uno spirito unico: quello di un   impegno di vita cristiana autentica, che tutte le associazioni e  tutti i  movimenti cristiani-cattolici devono avere.

Quindi l’impegno specifico del Martedì non può prescindere da quello di vivere la vita cristiana seguendo ciò che ci ha detto Gesù:

“fate questo in memoria di me“,

che ha  come partenza il fonte battesimale, per arrivare all’apice,  al culmine, nella Eucarestia.

Allora fuori del nostro discorso specifico, con cui la Madonna ci caratterizza, ci segna, la nostra vita è la  vita normalissima di un cristiano, che crede e che appartiene alla Chiesa.

Ci vogliamo  tutti bene perché stiamo bene così, ognuno  diverso dall’altro, come fiori tutti diversi in un giardino,  attorno al fiore più bello che è l’Agnello Immolato.”

Fin dall’inizio Don Francesco ci ha guidato a fare dell’Eucarestia, in particolar modo dell’Eucarestia della domenica, l’apice ed il punto di arrivo della settimana.

Oltre ad averci guidato alla comprensione del rito, che ha il cuore pulsante nelle due parti fondamentali:  Liturgia della Parola,  Liturgia Eucaristica, ma che è ricco di    significato in ogni sua parte, ci ha sempre detto:

“Alla  Messa bisogna prepararsi in tutta la settimana e poi insieme con la Comunità prepararsi con  l’atto penitenziale.  Quando arriva il rito finale, guai ad andar via prima, perché Gesù dà il mandato a chi ha prima chiamato, è Lui che ci dà il compito di andare a vivere la missione del Signore: “Andate in Pace!”

Come Famiglie di Maria abbiamo il compito specifico del Rosario del Martedì, ma come famiglie cristiane dobbiamo vivere questo specifico Rosario nello spirito della Domenica…

… il Rosario in casa deve diventare per noi cristiani, il proseguo della Mensa eucaristica della Domenica”.

Questa è stata l’impostazione iniziale, questo in sintesi è stato lo spirito con cui siamo andati avanti.

Tanti sono i frutti che abbiamo assaporato e che stiamo assaporando.

Molti sono invisibili, perchè solo Dio sa quello che avviene nei singoli cuori.

Altri però sono visibili e possiamo vederli.

Intanto c’è una crescita costante nel numero delle persone che si associano a noi.

Dopo una crescita molto forte dei primi anni, ora parliamo di numeri più contenuti, ma non c’è mese in cui non ci sia qualche nuova adesione.

Nel nostro libro sono scritti 3200 nomi di famiglie, gruppi, famiglie anche religiose, ma sappiamo che molti hanno diffuso la pratica del Rosario del martedì per le famiglie, senza formalizzare l’iscrizione. Quindi siamo molti di più.

Ci sono molte persone che, per la loro situazione di vita sono costrette ancora a pregare da sole, senza poter condividere concretamente la loro preghiera con altri, ma ci sono molte coppie che pregano insieme, famiglie nelle quali la preghiera comune fa parte della vita quoitidianità, e, cosa molto bella, anche tanti gruppi che si riuniscono nelle case o nelle chiese.

Vi riporto la voce di tante persone che mi comunicano la bellezza e la gioia del riunirsi insieme in cenacolo, del pregare il Rosario meditando la “Parola di Dio”.

Ne nasce una vera e propria famiglia, nella quale circola quell’amicizia e quella comunione  tipica della famiglia che vive la presenza del Signore.

In questi incontri ci si testimonia la fede, si condividono gioie e preoccupazioni, ci si raccontano anche i piccoli passi che le nostre famiglie fanno con la guida materna di Maria.

Cresce la fiducia nella forza della preghiera fatta insieme,  si acquistano forza e ristoro.

Molto spesso  arrivano  richieste di preghiere da persone  vicine o lontane, per qualsiasi situazione di bisogno, sia  si tratti di malattia fisica o di problema di altro tipo. Sempre ci viene detto che con la preghiera tutto si affronta con una pace e una forza particolare nel cuore.

Si avvicinano a noi  giovani o  non più troppo giovani che desidererebbero formarsi una famiglia.

Teniamoli  nelle nostre preghiere, perché possano essere sostenuti e riescano a realizzare la loro vocazione.

Visto l’alto numero degli iscritti, si presenta il problema dei contatti tra di noi.

E’ vero che la preghiera abbatte le distanze e stabilisce la comunione tra di noi, ma abbiamo bisogno di sentirci ogni tanto.

Quest’anno abbiamo tentato di fare un piccolo notiziario mensile, un foglio di sole quattro pagine, con l’intento di aiutarci a mantenere viva la fede e costante l’impegno. Non abbiamo la possibilità di mandarlo a tutti ogni mese: lo pubblichiamo nel sito, lo spediamo a chi ci ha fatto pervenire un’e-mai e ad alcune persone che tengono un gruppo, con la speranza che possano  passarlo ad altri.

Sarebbe auspicabile una maggiore collaborazione tra di noi.

Abbiamo tentato di fare dei  responsabili di zona, ma non è facile, proprio per la nostra dislocazione su vasti territori.

Vedremo che cosa maturerà nel tempo. Intanto invito ciascuno a mantenere il contatto con gli iscritti che conosce o, se non può fare altro, con la persona che lo ha messo in contatto con noi.

E’ molto importante questo, perché l’impegno che ci siamo presi potrebbe essere abbandonato: la solitudine inaridisce, mentre la fede cresce se la viviamo insieme.

Impegniamoci tutti, con amore, affinchè questo “Progetto di Maria” per la santificazione delle nostre famiglie vada avanti, si sviluppi, si consolidi, come Lei sicuramente desidera.

INCONTRO CON SUA ECCELLENZA MONS. VINCENZO PAGLIA

(Trascritto dalla registrazione audio)

Saluto di Don Francesco

Grazie Eccellenza, che è qui in mezzo a noi. Vogliamo esprimere la nostra gratitudine e anche  la riconoscenza  davanti a Dio, perché ci conferma, ci aiuta, ci sostiene, in questo cammino di famiglie cristiane fino in fondo, che non è facile.

Omelia del Vescovo

Volentieri sono venuto per darvi il mio saluto, ma anche il mio incoraggiamento, perché il cammino, come dice Don Francesco, non è facile ed è vero, anche perché mai i tempi sono stati facili.

C’è chi dice che ieri  era più semplice, oggi più difficile…

Io credo che  sia invece importante guardare il momento che stiamo vivendo con gli occhi stessi del Signore e della Sua Madre. Per un padre, per una madre, sapere che i figli  e le figlie  sono nella tentazione o nelle difficoltà non è mai una cosa tranquilla, quindi, in verità, chi è più preoccupato non siamo noi, semmai è il Signore e Maria, ma noi abbiamo però una  consolazione, che è la consolazione della fede.

Che cosa vuol dire la fede? Nel linguaggio biblico vuol dire anche sostegno, roccia. Se poi la guardiamo da un punto di  vista più spirituale, significa abbandono, significa fiducia, significa avere lo stesso atteggiamento che hanno i bambini verso i genitori. Quasi tutti voi siete madri e padri. La fede è come quando voi avevate i vostri bambini e spensierati venivano verso di voi. Nessun bambino dubitava che lo avreste accolto. Se no non avrebbe corso. Nessun bambino pensava che , arrivato vicino a voi, vi sareste scansati e sarebbe andato a sbattere vicino al muro.

Per questo Gesù dice: “dei piccoli è il Regno dei cieli”. Perché? Perché i piccoli si affidano. Noi, i grandi, siamo smaliziati, non sapienti, siamo dubbiosi, non fiduciosi, siamo diffidenti per tanti motivi. Diffidenti,  perché nel mondo non c’è amore, quindi devo stare attento, perché se no mi mettono lo sgambetto, mi fanno cadere, mi rubano, chissà che mi fanno!?…Devo chiudermi, se no mi vengono dentro…

In un mondo così, davvero cresce l’erba cattiva della diffidenza, della sfiducia, della paura e, quindi, anche della difesa. Allora si ha paura e questa è anche una sottile , ma anche intelligentissima, tentazione del Diavolo. Si ha paura degli altri, se poi  gli altri sono stranieri…! Se sono zingari , non ne parliamo…

L’altro ci fa paura e uno sembra di stare sicuro solo con se stesso.

Il primo grande nemico di noi stessi, siamo noi!

Dice la Bibbia, al capitolo 4 del libro della Genesi: “Il peccato è accovacciato alla  porta del tuo cuore”. Non perché è come il cane da guardia, ma è come il  serpente che, appena lasci uno spiraglio, entra. Di questo dovremmo aver timore, ma non lo abbiamo e il Diavolo dice : “Oh, guarda, i tuoi nemici sono fuori di te, non dentro di te”. Ha capito tutto. Infatti Gesù, che è più intelligente del Diavolo, dice: “ Non quello che viene da fuori ti rende impuro, ma quello che ti sta dentro”. Le maldicenze da dove nascono? Le diffidenze, gli odi, i conflitti.. Il vero campo di battaglia è il cuore. Il vero luogo dove si vince o si perde il Paradiso è il cuore.

Questo noi dobbiamo capirlo fino in fondo. L’attenzione al cuore è la cosa più importante, ma anche la più difficile. E noi siamo tentati di fuggire. Come? In tanti modi. Uno fa come Marta: gli affari, gli affari! La televisione! Questo terribile svuotamento del cuore, che hanno tanti nostri figli, che stanno ore e ore davanti alla televisione… e il cuore che si svuota! La paura del silenzio, la paura di venire qui in chiesa, ad ascoltare, a pregare… La paura a leggere il Vangelo:… non  c’è tempo. La paura di pregare: si perde  tempo, non serve a nulla!

Il cuore è il luogo più importante, il luogo dove si decide la nostra salvezza.

Questo vuol dire diventare uomini o donne spirituali, uomini o donne credenti. Prima delle cose da fare c’è il cuore; prima degli impegni da prendere, c’è il cuore, perché se il tuo cuore è avvelenato, si avvelenerà tutto. Se il tuo cuore non ha fiducia, rovinerai tutto quello che fai e il Signore guarda il cuore, cioè il Signore non ha bisogno di moltiplicare le parole e lo dice tante volte: “I pagani che fanno?  Credono di essere sentiti, perché… “ Il Signore non ha bisogno  che stiamo davanti a Lui per dirGli: “Ho fatto questo, ho fatto quest’altro…”

Il Signore ha bisogno del cuore, vuole il nostro cuore.

E cosa vuol dire il cuore? Vuol dire quello che ho accennato all’inizio, vuol dire l’abbandono totale a Lui; vuol dire l’innamoramento totale di Lui.

La fede non è sapere a memoria le verità del catechismo. Quelle le sa pure il Diavolo e anche meglio di noi. La fede è innamorarsi di Dio: Dio deve essere l’unico vero nostro tesoro, come dice Gesù: “ Laddove è il tuo tesoro, lì deve essere il tuo cuore”.

Ecco cosa vuol dire. Ma la fede non è un pacchetto. La fede appunto è un mistero del cuore e noi non lo capiamo senza l’aiuto di qualcuno,  perché la superbia è molto radicata in noi e spesso ci fa fare brutti scherzi.

Ed ecco allora un breve pensiero sul Magnificat.

Perché la Madonna canta il Magnificat? O meglio, perché non lo canta subito dopo l’annuncio dell’angelo , ma lo canta dopo l’incontro con Elisabetta?

Se noi leggiamo il Vangelo, vediamo, al capitolo 2 di Luca, che Elisabetta, subito dopo che vede venire Maria sulla porta, le dice: “ Tu sei benedetta! A che debbo che la Madre del mio Signore viene  a Me?”

Elisabetta, potremmo dire, ha come svelato alla Madonna  il mistero che aveva dentro. Elisabetta ha come chiarito a Maria quel mistero di cui Lei era ormai depositaria. Ed a questo punto la Madonna canta il Magnificat:

“L’anima mia( il mio cuore), esulta in Dio, perché ha guardato la pochezza della sua serva.”

Non è che Dio ha guardato la virtù, l’umiltà di Maria. Ha guardato proprio la pochezza. Maria era proprio una piccola creatura, molto più giovane di tutte voi. Eppure il Signore l’ha scelta per diventare la Madre del Suo Figlio.

Ecco, Maria è l’esempio della fede, è l’esempio di come amare Dio.

Non è stato semplice per Lei, ha discusso con l’angelo, si è preoccupata delle parole che l’angelo le diceva, eccome!

E tuttavia il Signore, che voleva salvare il mondo intero, è andato nella periferia dell’Impero Romano. Non è andato né al Colosseo né al Foro Romano, che pure erano il centro dell’Impero.

Potremmo dire, se venisse oggi, che non è andato a New York.

E’ andato a Terni, ha trovato alcune donne, ha parlato con loro, ha voluto il  loro cuore, il vostro cuore, perché anche attraverso il vostro cuore voi, che agli occhi degli uomini non contate nulla, voi potrete dare alla luce una splendida cosa, una splendida realtà.

Magnifica l’anima mia, magnifica le  nostre anime, perché il Signore vi ha guardato, ha guardato la vostra povertà, ma ha accolto il vostro cuore, la vostra generosità, la vostra disponibilità. E anche voi, insieme a Lei, potete cantare il “Magnificat”.

Non è che finisce oggi, perché ancora molti potenti devono essere rovesciati, molti poveri devono essere amati, molti deboli debbono essere confortati, molti vostri familiari debbono riacquistare la gioia, molti figli debbono guardare con più speranza il futuro. Ma il “Magnificat” possiamo cominciarlo a cantare già da ora, perché il Signore vi ha fatto gustare cose belle, prima impensabili.

Anche questo alcuni anni fa non esisteva, oggi esiste: è una piccola cosa, ma bella: è un piccolo spazio di gioia, di festa ed anche le vostre preoccupazioni, i vostri dolori, li avete, lo so bene, e tuttavia li portate con maggior  speranza, con maggiore forza, con maggiore serenità, perché il Signore, come ha rivolto il Suo sguardo a Maria, così lo rivolge su ciascuno di voi, perché possiate, assieme alla nostra Madre, la prima tra tutti noi, continuare a dire ogni giorno: “L’anima mia magnifica il Signore, perché Egli ha guardato l’umiltà della sua serva”. E’ il nostro canto, il vostro canto. Dovete cantarlo di giorno in giorno, di generazione in generazione, dovete farlo salire dal cuore, come salì dal cuore in quel  giorno, quando Maria si incontrò con la cugina Elisabetta.

Io auguro a tutte voi che crescano gli incontri, che crescano le Marie e le Elisabette che si incontrano, perché è dagli incontri che nasce il “Magnificat”, non da soli:  quando si apre la porta del cuore e si incontra l’altro come mandato da Dio, allora nasce il Magnificat. E’ il mio augurio per voi, per il vostro lavoro, per il vostro impegno. So, se pure non nei dettagli, il bene che il Signore ha già fatto, conosco le gioie che avete procurato, conosco le consolazioni che avete portato.

E allora mi verrebbe da dire quello che Gesù disse ai discepoli dopo l’incontro con la Samaritana: “ Alzate i vostri occhi, guardate i campi che già biondeggiano, la messe è molta, ma gli operai sono pochi”.

Non si riferiva solo ai preti!  C’erano anche le operaie. Sono pochi, sono poche.

Il Signore oggi vi chiama ancora, perché il vostro amore, la vostra preghiera, quella catena di Ave Marie, quella catena evangelica che sta nelle vostre mani e che vi lega non solo a Terni, ma in tutte le città ove voi state, è una catena d’amore, è una catena forte, è quella catena che  ci sorregge e non permette né ai venti, né ai fiumi quando straripano, di sommergerci o di spaccarci.

Questa catena d’amore vi sostenga e vi accompagni.

E’ la catena tenuta da Maria anzitutto, e arriva sicuramente al cuore stesso di Gesù. E il Signore benedica il vostro lavoro, benedica tutti coloro che vi sono cari e ricevete questa benedizione (Vengono portati avanti i cesti con le coroncine)

E con l’Ave Maria ci rivolgiamo al Signore Iddio

E IL Signore  Dio Onnipotente,  per intercessione della Madre Sua e Madre nostra Maria, volga il suo sguardo su di noi, su tutti coloro che ci sono uniti in questa catena del Rosario, ci liberi tutti dal male, ci sostenga con la forza del Suo amore, benedica questi rosari, che saranno nelle nostre mani come strumento di preghiera e ci accompagni lungo il corso dei nostri giorni  nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen

E davvero la Madonna vi accompagni  in tutti i vostri giorni.

SECONDA PARTE

Graziella

Io non ho parole, Eccellenza, per ringraziarla a nome di tutti.

Lei ci mette davanti una verità così bella e così profonda, che ogni sua parola vorremmo stampare nel nostro cuore e viverla fino in fondo.

Ringraziamo il Signore e la Madonna prima di tutto: ci ha messo nelle mani della Chiesa, nel cuore della Chiesa e questo per noi è un conforto, una sicurezza, una tranquillità grandissima, perché noi, veramente, con il nostro …”niente”, non avremmo potuto fare ”niente”.

Vescovo

E questo è un mistero chiarissimo, perché tutto nasce dal nulla.

Voi siete uniti solo dal  cuore. Ed  è questa la forza che cambia il mondo!

Ecco perché io insisto e vi dico che quando mi avete chiesto, ricordi?- Quale frase evangelica… Ecco: questa del “Magnificat”, perché indica la forza dei deboli, ma anche la gioia, cioè noi siamo pure contenti di essere cristiani. Non è che stiamo con il muso lungo fino a sotto terra! Noi siamo il “Magnificat” e non è , e voi lo sapete, non è che siamo spensierati. Noi  sappiamo bene quali sono i drammi della vita, eccome! Però, come dice Paolo, noi non siamo disperati, perché sappiamo dove porre la nostra speranza, perché sappiamo che, a differenza di chi è privo della fede, la catena dove reggerci ce l’abbiamo .. ed è una catena forte, fortissima.

Graziella

Le porto i saluti di tanta gente che sarebbe voluta venire, ma per tante coincidenze…per la lontananza, non ha potuto.

Però volevo dirle questo, a proposito della gioia.

E’ vero che ci sono tanti problemi, ma vuol sapere come finiscono le nostre conversazioni, sia se ci incontriamo fisicamente tra di noi, sia se ci sentiamo telefonicamente? “ Che gioia esserci incontrati!”  E poi stiamo scoprendo sempre di più una cosa che ci riempie il cuore: la gioia di pregare insieme. Noi adesso ci incontriamo, ci telefoniamo o ci veniamo a trovare, per pregare insieme. E poi nasce anche un’amicizia, ci raccontiamo  anche le cose della vita, ma questa è la gioia che  stiamo scoprendo sempre di più: sentirci famiglia del Signore, con Maria, confortati anche nel portare i pesi. Proprio in questo mese, ad esempio, ci sono stati due seri interventi chirurgici di due bambini e dai loro familiari ci siamo sentiti dire: “Ci siamo sentiti fasciati dalla preghiera! “

Queste sono le grazie grandi  e le gioie che Maria ottiene per noi.

Vescovo

Vedete, non finiremmo mai di parlare. Vi voglio confidare una cosa, che  riguarda un po’ Terni, ma  non solo: il veleno che si è insinuato nelle nostre città, soprattutto occidentali ed è il veleno  della solitudine. La gente non sa più stare assieme, per tanti motivi; è come diseducata,  è come non più capace di guardarsi e di parlarsi con amicizia. Questo è il peccato originale che rende terribili le nostre città.

Permettetemi solo un secondo in più, su un tema molto importante.

Non so come la pensiate, ma io vi dico come la penso ed è giusto.

Oggi si parla di insicurezza. L’insicurezza sta qui prima di tutto, nel cuore, perché uno non si sente amato, non si sente desiderato, non si sente appoggiato, non si sente voluto bene, non si sente tranquillo.

Il Diavolo, furbissimo, siccome questo è il nodo della fede, che fa?

Qual è la causa dell’insicurezza? Gli stranieri, gli zingari.

Poi uno va a guardare le statistiche e vede, ad esempio, che il 70 per cento dei delitti avviene dentro le nostre case. Purtroppo!

Allora uno dà una specie di addormentamento alle coscienze: mettiamo la polizia a incarcerare, ecc …ecc…

In realtà in questo modo è come dire: – Stiamo attenti al raffreddore e dimentichiamo il tumore. E’ così.

Non è che l’altro non mi dà fastidio. Voi siete tutte mamme: quando arriva il secondo figlio, il primo figlio ha problemi. E’ logico, no?

Ma la vera tranquillità è il sentirsi fratelli e sorelle nel Signore.

Allora siamo davvero sicuri!

Per questo vi chiedo, nella vostra preghiera, di pregare per le vostre città, dove state, perché la gente impari ad incontrarsi, a stare gli uni accanto agli altri, a darsi una mano, a parlarsi. E questo io lo dico,  perché altrimenti i nostri ragazzi… Quando vado in giro adesso per le cresime, ho una preoccupazione enorme, se penso che ..non so  , come quello che è successo a Viterbo, che ragazzi di 14 anni hanno bruciato i capelli…

O, ma questi sono i nostri figli, eh?  Non sono mica gli stranieri! Capite?

Ecco perché vi chiedo, nelle vostre preghiere, nelle vostre intenzioni, di mettere anche questo: che le donne e gli uomini imparino ad incontrarsi e a stare vicino.

Noi cristiani abbiamo il dono di questa materia, siamo i professori  dell’incontro: Maria ed Elisabetta. Noi siamo i professori del saper far stare assieme.

Quando andate al mercato e vedete che la gente dice…voi dovete intervenire.

Se  uno attacca gli zingari e gli stranieri, voi dovete intervenire. Dite: – Ragioniamo un attimo: è vero…ma…ma…attenzione a non pensare al problema del vetro rotto (zingari), quando tutte le mura sono fradice di inimicizia tra noi.

Dovete intervenire, perché noi siamo il sale ed il lievito. Non abbiate paura, dovete intervenire così. Poi magari se avete bisogno, facciamo i foglietti, spieghiamo…

Io sono disposto a spiegare…a dir tutto: statistiche…

Dobbiamo rendere più umana la città, altrimenti diventa più diabolica.

Ma se persino Dio disse a tutte le città del mondo di allora:“Guai a chi tocca Caino!” che pure aveva ammazzato il fratello!

Dio si preoccupò. E noi? Camminiamo dritti?

Fate come faccio io, non abbiate paura: da noi deve  apparire il buono.

Poi ci diranno che siamo “buonisti”. Ma perché? Dobbiamo essere “cattivisti”?

E’ già tanto cattivo il mondo!

Ve lo immaginate Gesù, a quel tempo, quando c’erano gli zingari di allora, che erano i lebbrosi, che  stavano tutti fuori? Stava forse dalla parte di quelli che sputavano e cacciavano? Questo è il lievito.

Poi  diranno a noi: Quelli sono quelli che vanno con Gesù, i discepoli.

Come no? Certo,questa è la nostra gioia.

Siamo un po’ diversi, è ovvio, se no che saremmo cristiani a fare?

Poi se vi fanno…. Gesù non lo fecero imperatore.

Perché Gesù l’hanno messo in croce?

Ma perché parlare d’amore, davvero questo dà fastidio.

Altrimenti come cambiamo il mondo? Se no, che vuol dire “Venga il Tuo Regno d’amore?”

Quando deve venire? Quando siamo tutti morti?

I nostri figli che cosa imparano da noi adulti?

Poi alla fine tutto torna: se noi costruiamo loro un mondo avvelenato di egoismo, loro respireranno quest’aria, non c’è niente da fare.

Ecco perché noi cristiani abbiamo una responsabilità enorme.

E vi dico:  Pregate, perché queste nostre città siano più umane.

Se voi pregate, verranno pure le parole. Non vi preoccupate di come parlerete: se voi vi “incavolate” per amore, vi uscirà tutto sicuramente e anche gli uomini si prendono la “strizza”. Avete un potere voi donne!…

A parte scherzi, avete un compito importantissimo, perché la mentalità comune è appiattita, perché fa comodo… A chi? Al mercato, a chi vuol guadagnare… a chi vuol sfruttare…

Un esempio. Immaginate se nessun ragazzo prendesse la droga, che succederebbe?

Tutto il problema è che tutto deve correre.

Mi raccomando il mercato, eh ? Magari vengo anch’io.

Immagino tanti discorsi. “Se li prendesse il Vescovo tutti questi zingari!..”

Lo dicevano pure i Torinesi di quelli del Sud, quando andavano a Torino.

Il bello è che oggi  anche quelli del Sud che stanno a Torino  dicono  la  stessa cosa degli altri.

Il problema è il cuore . Chi ha il cuore come il Padre Eterno, come Gesù, come stasera…

Non è che noi, se uno viene in chiesa e sporca tutto…non è che le cose noi non gliele diciamo, ma un conto è prenderlo a calci nel sedere e un conto è essere come una madre e un padre.

“Misericordia io voglio e non sacrificio”

TESTIMONIANZE

TESTIMONIANZA DI LORETTA

L’anno scorso abbiamo meditato Ef 6,18 “Pregate inoltre incessantemente, con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti…

La preghiera incessante, per me e per mio marito, di giorno e di notte, i sacramenti della Riconciliazione e la Fonte Eucaristica, ci hanno fatto risorgere con Gesù a vita nuova.

Ringraziamo Dio e la mamma celeste per questo cammino di adesione, condivisione e desiderio di “AMARE” Lui in noi e noi in Lui.

Maria ci ha guidati, prendendoci per mano in tutta la nostra vita, fino ad oggi.

Nelle prove, nei dolori, i lutti ed ora, con la separazione di nostro figlio dalla moglie: è il dramma più duro e ancora difficile da superare, perché per noi il matrimonio e la famiglia sono la strada per la nostra santificazione.

Io e Roberto siamo uniti nel Sacramento del Matrimonio da 47 anni, avvenuto nella Basilica di S: Rita a Cascia.

E’ stata una cerimonia semplice, ma profondamente sentita, in quanto, pur venendo da due cammini spirituali diversi, i nostri principi religiosi, morali  ed etici erano gli stessi: amarci, unirci per formare una famiglia con al centro Dio Padre .

Per me il cammino è stato più facile, avendo avuto un’iniziazione cristiana dalla mia famiglia (facevo parte dell’Azione Cattolica) nella Parrocchia di Sant’Antonio.

Per mio marito, orfano di padre all’età di 14 anni, la Parrocchia di Borgo Rivo era sì la S: Messa domenicale, ma principalmente il campetto per le partite di pallone.

Ci siamo trasferiti a Priolo (SR), dove mio marito lavorava.

La nascita del nostro primo figlio (ne abbiamo due) ha coronato la nostra felicità e quella delle nostre famiglie di origine.

La nota dolente è qui: io andavo alla messa la domenica e Roberto non veniva.

Questo mi faceva soffrire tanto e, quando ero sola,  o con mio figlio, entravo  in qualunque chiesa aperta e inginocchiata piangevo silenziosamente e parlavo con Gesù e Maria, che mi facessero la grazia, affinchè Roberto , almeno la domenica, partecipasse alla S. Messa.

Con il tempo il nostro rapporto spirituale è cambiato: parlavamo sempre più di Gesù, Maria e i Santi.

La preghiera e i sacramenti mi hanno resa più libera e ardita, a quei tempi…, ed ho frequentato per 24 anni il gruppo di preghiera del Rinnovamento nello Spirito.

Roberto mi accompagnava ai Convegni di Rimini ed era molto attento durante le catechesi e la S. Messa.

Il viso si trasformava, pregava ed era gioioso.

E gli anni passano e… gli eventi dolorosi riappaiono.

E’ sempre Maria che un pomeriggio di tre anni fa, mentre camminavamo per le strade di Terni senza avere una meta precisa, addolorati e sfiniti anche nel corpo (nostro figlio da pochi mesi era tornato a casa nostra), siamo entrati qui dentro (Chiesa di S: Pietro, nella quale avviene il Convegno), dove inaspettatamente c’erano tante persone: le famiglie di Maria- Movimento per la santificazione della famiglia.

Ci siamo seduti ed abbiamo ascoltato e pregato con tutti: una pace da tampo perduta, ci ha fatto sentire fisicamente e spiritualmente tanto bene.

Ci siamo detti: torneremo.

Al termine del convegno un signore si è avvicinato a noi, dicendo se volevamo adrire all’Associazione per la santificazione della famiglia e noi abbiamo firmato il foglio che ci proponeva.

Da quel giorno la nostra vita spirituale si è di nuovo trasformata: è naturale pregfare insieme, recitare il S. Rosario tutti i giorni, benedirci con il segno della croce al mattino e alla sera (questo ce lo ha insegnato Don Francesco e tante altre cose), catechesi, adorazione, S. Messa feriale e qualche pellegrinaggio.

Grazie  Maria Santissima, intercedi per noi tutti presso il Tuo Figlio Gesù,, perché facciamo il passaggio dalla PAURA di abbracciare la croce e seguire Gesù, all’ABBANDONO totale a Dio, per vivere in ETERNO la GIOIA vera.

Amen

TESTIMONIANZA DI ANTONIETTA

Con questa testimonianza desidero ringraziare e dare gloria al Signore per le cose belle e grandi che ha operato nella mia vita.

Per ben 27 anni ho messo Dio all’ultimo posto, in fondo a tutte le cose, proprio come una tovaglia ricamata, che si tira fuori dal baule di corredo solo nelle grandi occasioni, poi, finito l’uso, si lava e  si ripone fino alla prossima occasione.

A me bastavano mio marito e i miei figli, il nostro lavoro, i nostri problemi.

Dio al suo Posto

Mi sentivo a posto con la coscienza, in fin dei conti non facevamo nulla di male: non peccavo, impazzivo d’amore per i miei figli e per mio marito, quindi per le cose di Dio non c’era tempo, avevamo troppo da fare.

Andavo alla messa nelle occasioni forzate: battesimo- cresima, a volte Natale-Pasqua, ma alla domenica non c’era tempo e neanche la voglia, per essere sincera.

Dimenticavo, nel corso di questi 27 anni, in diverse occasioni, per urgenze, correvo dai ministri di Dio, per avere consigli, per risolvere diverse situazioni disperate; ottenuto quanto desideravo, di nuovo come prima.

Dio sta al suo posto e io al mio

Poi, nel 2001, la catastrofe: mio marito andò via di casa e, siccome si lavorava insieme, la situazione diventò ancora più difficile.

Ho vissuto nell’angoscia, nella disperazione, non potevo accettare la mia famiglia sfasciata.

Pensavo che queste cose potessero capitare agli altri, ero sicura che a me  non sarebbero mai capitate; quindi ero pronta a morire, piuttosto che avere la famiglia distrutta.

Dio era al suo posto, non si muoveva!

Ero caduta ormai in una fossa.

Ho vissuto  un lutto vero e proprio.

Ho incominciato a chiedere a destra e a sinistra, ad andare a messa mattino e sera, aspettandomi il miracolo di far ritornare mio marito a casa.

Dentro il mio cuore c’era solo quella speranza, il ritorno di mio marito.

Una suora mi scriveva nelle sue bellissime lettere: “A Dio nulla è impossibile, Lui è nostro Padre”. Altre voci mi dicevano: “Ringrazia della soffernza, perché attraverso la sofferenza Gesù si fa sentire”. Mi dicevano: “Prega con il cuore!”, ma il mio cuore  amava solo mio marito e i miei figli.

La Messa cominciava a diventare non più un dovere, ma una necessità.

La “Parola di Dio” incominciava a darmi tranquillità e sicurezza, fino a che una mattina ascolto l’episodio della “Tempesta sedata”: lì, proprio lì, ho incominciato ad aprire il mio cuore a Dio.

Suor Clementina mi aveva spedito, insieme alla sua lettera, una copia della narrazione “La tempesta sedata” e, quando avevo paura, leggevo: Non abbiate paura, uomini di poca fede! “

Era rivolta proprio a me.

La mia sete di Dio aumentava sempre di più.

Ascoltando il S. Rosario su Radio Maria, ho conosciuto il “Movimento delle Famiglie di Maria”, ho cercato, tramite Don Francesco, il numero della responsabile, che veramente mi ha aperto il cuore,  ricordandomi sempre che tutto il gruppo prega  per la mia famiglia e che la Mamma Celeste non ci lascia mai soli.

Se la Madonna si  è servita di questo per farmi andare avanti come una bambina sostenuta dalla propria mamma,  mi ha proprio guidato attraverso le “Famiglie di Maria” a Gesù vivo e vero.

Io non comprendevo ancora, perché quando mi collegavo telefonicamente con Terni, nel mio cuore c’era tanta pace e serenità.

Con il cuore chiedevo a Gesù di non nascondermi il Suo Volto e di far risplendere il Suo Volto su di me.

Poco per volta Gesù mi ha trasformata; la Sua tenerezza mi ha donato pace, amore, serenità, gioia, al punto da sentirmi innamorata di quel Gesù che era prima astratto, assente; invece adesso è vivo, dentro di me, sempre, in ogni istante della mia giornata.

Una grande sorpresa mi ha preparato il Signore: sul pullman per Medjugorje ho incontrato una sorella del gruppo “Rinnovamento nello Spirito”, che mi ha invitata a pregare con loro a Villanova e subito ho avuto la consapevolezza di non essere più sola, di sentirmi in una grande famiglia, dove veramente si condivide l’amore di Dio e per gli altri, l’amore vero, quello che solo Gesù sa donare.

A tutti quelli che sono nella sofferenza dico: – Abbandonatevi a quel Dio d’amore che non delude mai, ma trasforma fino al punto da non poter tacere la gioia e l’amore, perché ci si sente desiderosi di testimoniarla per trasmetterla ai fratelli.

Grazie Gesù! Grazie Maria!

Lode e gloria al Tuo Santo Nome.

TESTIMONIANZA  DI UNA GIOVANE PER I GIOVANI

“Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori” (dal Salmo 127)

La costruzione dell’opera della nostra vita è un progetto di Dio.

E’ Lui il capo-cantiere e l’esecutore dei lavori, Lui che progetta, Lui che costruisce e veglia sull’andamento del progetto.

Un buon capo-cantiere osserva che l’opera iniziata non si discosti dal progetto iniziale, perché, se l’opera risulta difforme dall’originale, il committente si lamenterà e rifiuterà un’opera che non è conforme al proprio disegno.

Così il costruttore inesperto, il quale non conosce i problemi inerenti all’esecuzione dei lavori, affida tutto a un capo-cantiere ignaro del progetto e questi compie l’opera come egli pensa sia corretto eseguirla, senza tener conto del disegno.

Inutile dire che in ambedue i casi chi realizza l’opera non è colui che l’ha anche progettata e quindi l’esito è insoddisfacente.

Ma quando colui che progetta un’opera la compie anche, allora tutti sono soddisfatti, perché tutti (capo-cantiere, costruttore, operai) lavorano e faticano lietamente, sapendo che l’opera andrà a buon fine.

Dio progetta e compie l’opera della nostra vita.

Per questo chi in Lui opera, non resta deluso, perché realizza le attese del cuore e crea magistralmente l’edificio della nostra esistenza.

Come un abile costruttore sa qual è l’ampiezza e l’altezza dell’edificio e getta le fondamenta,  affinchè  la casa non sia mai scossa.

Ecco quindi che se Dio decide di compiere una casa, nessuna paura ci può essere per chi questa casa andrà ad abitare.

Quando Dio è con noi, chi è contro di noi? Nessuno può vincere Dio.

L’Onnipotente, Signore del cielo e della terra non ha e non avrà mai dei rivali. Perciò chi combatte con Lui sarà vittorioso senza dubbio, perché chiunque soccomberà di fronte alla Sua potenza.

Pertanto chi pensa di essere scelto da Dio come pietra angolare di un Suo progetto, non tema di non riuscire. Le nostre certezze si fondino su di Lui, perché niente su questa terra è stabile senza di Lui.

Al contrario , ogni cosa limitata, se vista alla luce della Sua presenza, diventa fonte di un rinnovamento spirituale per le nostre anime, perché tutto concorre al bene di coloro che amano Dio.

Non preoccupiamoci dunque, cari ragazzi e ragazze di non farcela, di restare delusi, di prendere un granchio, perché di fronte alle proposte di Dio, nulla può sovrastare alla Sua potenza.

Nulla è impossibile a Dio. D’altra parte, se credi, nessuna meta è irraggiungibile.

Pertanto, chi ha deciso di consacrarsi per chiamata di Dio, non tema, porterà a compimento quell’opera; chi ha deciso di sposarsi non pensi a problemi economici o oggettivi: Dio stesso ci penserà, in virtù della Sua Provvidenza e nella misura dell’abbandono ai suoi disegni; chi è nelle tempeste di un matrimonio naufragato, prenda in mano il Rosario e la Santissima Vergine verrà a salvarlo, avvolgendolo con la Sua mistica corona.

Sia il Rosario la nostra ancora di salvezza nelle tempeste della vita, sia la fede il fondamento della nostra esistenza, la speranza ci sostenga e la carità illumini i rapporti.

Se non ci staccheremo mai dal nostro Signore Gesù, nulla di grave ci potrà accadere.

Allora a Lui la nostra lode e gloria nei secoli dei secoli, a Lui il nostro pensiero, a Lui le primizie della nostra offerta, a Lui si diriga il nostro cuore e il nostro sguardo, a Lui vada il nostro desiderio, che cerchi Lui la nostra mente, sempre e solo Lui, Lui che era che è e che vince, che regna e che impera, Lui il nostro tutto nei secoli dei secoli. Amen

Grazie Gesù.

TESTIMONIANZA DI ANNA

Carissima Graziella, solo oggi sono riuscita a prendere una penna ed un foglio per scriverti, un po’ per il tempo…un po’…

Con gioia ho deciso di farlo.

Non potrò venire a Terni, perché, come ti ho detto, il 31 si conclude la nostra festa parrocchiale.

Questo mese è stato intenso di emozioni, il Santo Rosario nelle famiglie davanti all’immagine della Madonna e questa settimana dedicata a Lei e S. Bernardino, piena di incontri.

Pensa , questa sera avrò a cena una coppia di sposi, professori dell’Università di Chieti, che vengono per un incontro sulla famiglia: figli, coppia, insieme a Don Giuliano.

Il bello è che Romeo, mio  marito, è contento, non ha fatto nessun diniego; a me non sembra possibile, Grazie a Dio e a Maria, qualche anno fa ciò non sarebbe successo.

Come già ti ho detto altre volte, stiamo vivendo un cammino diverso da prima, pieno di comprensione reciproca, di gioia.

Non che prima non c’era unione o c’era disaccordo tra di noi, ma era diverso.

Credo sinceramente che le preghiere per lui, e  Maria soprattutto ci abbia messo le sue mani.

Proprio ieri dicevo a lui, mio marito, quanto sarebbe stato bello per tutta la nostra famiglia vivere in un clima  sereno già da tempo, soprattutto per i figli.

Ma ringrazio Gesù e Sua Madre di quello che viviamo oggi.

Ancora non è vicino, ma credo pure che sia tanto vicino…ma non è giunta l’ora, spero proprio che avvenga, ma solo quando Dio vorrà.

Come già parlavo, mia figlia ancora non lavora, ma proprio oggi si è aperto uno spiraglio. Tu sai però che lei è serena ed io pure, non mi angoscio, sono serena , perché l’ho affidata a Loro: Gesù e Maria, quindi sono certa che ci penseranno con il Loro amore.

Ho le lacrime agli occhi e sono emozionata, ma veramente credo fermamente nella Loro presenza nella mia famiglia.

Mio figlio, spero presto, cambierà lavoro e spero in meglio.

E’ tranquillo e come giovane vive la sua gioventù nell’allegria, ma è anche responsabile per le cose serie.

Del resto non dimentico nelle preghiere gli amici dei miei figli e i figli delle amiche. Le preghiere di tanti insieme ci uniscono e fanno crescere l’Amore.

(…)

Un saluto a voi tutti di buon lavoro per il bene, la pace, l’Amore di tutti, soprattutto per i giovani di oggi, che tanto hanno bisogno dell’aiuto di noi grandi.

Ringrazio Maria santissima che ci ha fatto conoscere.

Ciao Anna

TESTIMONIANZA  DI  CIRO RASILE

Succedeva, nel Marzo del 2002 , a due anni circa dal primo pellegrinaggio a Mediugorie, quando come Consiglio Pastorale  fummo invitati a riflettere sul valore e sul  significato della preghiera al fine di proporre una serie di incontri per la nostra Comunità.  Fu allora che, anche per testimoniare che cosa stava diventando  per me la preghiera, preparai  questa  breve nota:

La Preghiera     E’ il mio filo conduttore che mi unisce a Dio.   Il mio cuore è come un motore e non  può marciare se non viene alimentato.   Se  voglio che non si fermi mai, la mia spina deve essere sempre innestata a quella presa che mi dà energia.                                                                                          Questo vuol dire che devo essere in un  costante atteggiamento di preghiera.                                                                                                   Così appena apro gli occhi, anche se è ancora notte fonda,cerco di ringraziare il Signore, gli offro me stesso e gli consegno la lista di tutti i miei problemi , di tutte le mie preoccupazioni e gli raccomando tutti:  i mie cari,  quelli che si affidano alle mie preghiere, quelli che stanno nella sofferenza, il Condominio,  il Consiglio Pastorale, il Parroco  perché,  Lui, il Signore,  Lui solo  sa che  cosa deve fare per me e per  loro.                                                                                                   Poi nel corso della giornata controllo che il mio  filo conduttore sia sempre  in ordine ed in buono stato, cioè ringrazio prego e offro o almeno cerco di farlo, qualunque cosa stia facendo e cosi fino a tarda  sera quando,  prima di addormentarmi,  faccio l’ultima verifica perche’ il mio cuore rimanga sempre  connesso anche di notte:  cioè ringrazio ancora Dio, e mi affido a Lui perché mi custodisca fino a quando, se Lui vorrà, riapriro’ gli occhi al nuovo giorno

Ancora oggi mi chiedo come sia stato possibile che accadesse tutto questo e in modo così radicale!  Ma la risposta è semplice: siamo stati presi per mano da una Madre tenerissima, che  docilmente ci ha chiesto di seguirla per  mettere al primo posto Gesù,  anche nella nostra famiglia e diventarne testimoni per tutte le altre.

Ho detto siamo perché da allora, ci siamo messi in due, insieme, a pregare, io e Giuliana, perché abbiamo capito che prima di tutto c’era  la nostra conversione personale, poi tutto il resto.

Oggi nella nostra giornata,  diversi sono i momenti in cui, con gioia, ci ritroviamo per incontrare il Signore: al mattino con il Rosario e la S.Messa ascoltati da Radio Maria o quando possibile in chiesa, a pranzo e a cena per ringraziarlo e alla sera con la recita dei  Vespri e per ricordarci che non siamo mai soli, ma che in mezzo a noi c’è sempre Lui presente, quando preghiamo, accendiamo una candelina,  per sentirci  più cenacolo, più chiesa domestica.

Il Martedì c’è l’appuntamento con il Rosario.

Per circa un anno, fin quando è stato possibile, l’abbiamo detto in casa accogliendo alcuni amici, poi siamo andati noi a casa di un’amica disabile, in un periodo molto difficile per lei, ed è stata una grande consolazione.

Attualmente, c’ incontriamo in Chiesa per partecipare in gruppo alla S. Messa e al S. Rosario per affidare a Maria,tutte le nostre famiglie e quanti di volta in volta si raccomandano alle nostre preghiere, e non sono pochi. Poi ci salutiamo in grande armonia ringraziandoci a vicenda contenti di aver  pregato gli uni per gli altri, ma soprattutto ringraziando Maria.

E quando  arriva la Domenica cerchiamo di spalancare  il nostro cuore per accogliere Lui, Gesù Eucaristia, nostra sentinella e chiediamo a Maria di tenerne la chiave perché ci aiuti a mantenerlo  sempre aperto!

Cosi equipaggiati affrontiamo la vita di tutti i giorni con fiducia e abbandono anche quando abbiamo il cuore lacerato dalle tribolazioni.

Ma  oggi per noi è  giorno di grande gioia, perché siamo insieme e e ci sentiamo una sola famiglia, capace di condividere gioie e speranze, legati da sentimenti di profondo amore fraterno, cementati dal grande dono della preghiera reciproca, umilmente consapevoli di essere stati chiamati, con tutti i nostri limiti e le nostre fragilità, a dare una mano a Maria perché si realizzi questo grande progetto di santificazione e di salvezza voluto  da Dio per ciascuno di noi e per tutte le nostre Famiglie.

Con il cuore pieno di gratitudine, insieme a voi, di tutto questo  vogliamo  ringraziarti o Signore.

Maria, Regina e Madre di  tutte le Famiglie Prega per Noi !

TESTIMONIANZA DI GIANNI

L’ACCOGLIENZA

“Quotquot autem receperunt eum, dedit eis potestatem filios Dei fieri…

(Prologo Vangelo secondo Giovanni

“A quanti, però, lo hanno accolto, ha dato la potestà di diventare figli di Dio…”

Per anni questa frase mi è affiorata alla memoria, quasi un ossessivo ritornello, nei momenti più impensati. Tanto che oggi ho preso il coraggio a due mani ed eccomi qui, senza alcuna autorevolezza, data la mia ignoranza, a cercare di capire perché quel qualcosa “ che è in me”, per parafrasare un noto salmo, ha tanto colpito la mia anima.

“A quanti, però, lo hanno accolto, ha dato la potestà di diventare figli di Dio…”

Ecco, dunque, come la conseguenza di aver accolto Cristo nei nostri cuori,  automaticamente fa sì che si abbia non il potere, come è tradotto dalla CEI, ma la potestà( come ha tradotto s. Girolamo), ovvero: il potere legalmente giustificato e, quindi, al tempo stesso quasi un diritto, di divenire “figli di Dio”

E’ questo il primo dono che il Signore ci offre, subito, contestualmente alla nostra accoglienza: diventare figli di Dio.

A leggere queste parole che sto scrivendo mi viene un nodo alla gola: la commozione cresce nel comprendere, forse in minima parte, ma, per la prima volta, la grandezza di questo dono.

Quante volte da fanciulli ci siamo fatti grandi del nome di nostro padre: mio padre qua, mio padre là, perché il propagandare la nostra appartenenza ci faceva crescere la stima  della società. Quello è figlio di…

Ma, all’epoca, come dice  s. Paolo, eravamo piccoli; ora, da  adulti, dovremmo ragionare da adulti.
Perché, dunque, ci resta difficile comprendere la incommensurabile dignità che proviene dal dichiararci, e a buon diritto, figli di Dio?

Ora che abbiamo un Padre onnipotente, omniscente, ci comportiamo quasi avessimo vergogna di Lui?

Come è strana la natura umana!

Ma i doni non terminano qui.

Oltre ad aver scoperto cosa siamo diventati nell’accogliere Cristo, sempre automaticamente entriamo a far parte  del popolo di Dio, cioè di quella comunità che si riconosce nella figliolanza divina.

Eccolo, il rospo è uscito fuori. L’ho detto! Siamo figliolanza divina.

Era questa, dunque, la presa di coscienza che temevo, perché mi fa battere i polsi, sia per la sua enormità, sia  per la gioia che mi reca, ma anche e soprattutto per la responsabilità che questo dono comporta.

Infatti il mio pensiero corre  ai versetti 31 e seguenti del capitolo 8 di San Giovanni.

Comprendo, quindi, e solo ora lo ritengo giustificato, quando ci veniva detto che noi figli di Dio dobbiamo aspirare alla santità,  altrimenti questa figliolanza non avrebbe senso, sarebbe solo un inutile orpello.