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Incontri Annuali

Incontro Annuale 8 Maggio 2011

SALUTO DI DON FRANCESCO PAOLO VACCARINI

(Trascrizione dal sonoro)

All’inizio del Convegno, l’assistente spirituale delle “Famiglie di Maria”, Don Francesco Paolo Vaccarini , ha rivolto il saluto di benvenuto ai presenti e, dopo un canto festoso, ha diretto la preghiera dell’ora media, ricordando che, con la liturgia delle ore, si prega in unione con tutta la Chiesa, non solo per noi e per le nostre famiglie, ma per il mondo intero.

Poi, ha invitato tutti, a leggere nei fogli preparati sui banchi, la frase che quest’anno il Vescovo di Terni, Sua Eccellenza Mons. Vincenzo Paglia, ci ha indicato come Parola d’ordine, di questo convegno e del cammino futuro:

“Maria, da parte sua,conservava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”                             (Lc 2,19)

Prima di leggere il brano del Vangelo di Luca, da cui è tratta, ha detto:

“Siamo in pieno tempo di sviluppo della Pasqua del Signore, tempo pasquale.

Lo sviluppo della Pasqua del Signore, avviene  in noi, se lasciamo che lo Spirito Santo faccia il suo lavoro, se gli facciamo  trovare  cuori docili, che lo accolgono, dentro le nostre famiglie, nella nostra comunità, per essere noi presenza visibile di Gesù nel mondo, dopo duemila anni di storia cristiana.

Nonostante  la fiacca della pesantezza di oggi, le famiglie cristiane devono far brillare Gesù: nella loro debolezza si deve vedere la potenza dello Spirito che agisce.

Allora ritorniamo indietro, ai primordi.

Dal Vangelo di Luca:

*Ora in quel tempo un editto di Cesare Augusto ordinò che si facesse un censimento di tutto l’impero. *Questo primo censimento avvenne mentre Quirinio era governatore della Siria. *E tutti andavano a farsi registrare, ciascuno nella sua città. *Anche Giuseppe si recò dalla città di Nazareth di Galilea alla città di Davide, chiamata Betlemme, in Giudea, perché egli era della famiglia e discendenza di Davide; *salì per farsi registrare con Maria, sua sposa, che era incinta. *Ora, mentre si trovavano in quel luogo, giunse per lei il momento del parto, * e dette alla luce il suo primogenito, e lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non vi era posto per loro nella stanza comune. *In quella regione alcuni pastori pernottavano nei campi a guardia del loro gregge. *Un angelo del Signore si presentò a loro in uno splendore divino irraggiante. Allora furono presi da grande spavento. *Ma l’angelo disse loro: Non temete, perché io vengo per portarvi un grande annuncio che sarà motivo di grande gioia per tutto il popolo: *Oggi nella città di Davide è nato per voi un salvatore, che è il messia, il Signore. *E questo è il segno per voi: Troverete il bimbo avvolto in fasce e giacente in una mangiatoia. *In quell’istante si raccolse intorno all’angelo una moltitudine delle schiere celesti, che lodava Dio e diceva: *Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace sulla terra per gli uomini che egli ama. *Appena gli angeli si furono allontanati verso il cielo, i pastori dicevano fra loro: Andiamo fino a Betlemme a vedere questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere. *Andarono dunque senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bimbo che giaceva nella mangiatoia. *Dopo aver visto, divulgarono quanto era stato detto di quel bambino. *E tutti coloro che udirono furono stupiti di ciò che raccontavano i pastori. *Maria da parte sua conservava tutti questi fatti rimeditandoli in cuor suo. *I pastori poi se ne tornarono rendendo gloria a Dio per tutto ciò che avevano visto e udito,come era stato loro annunciato. (Lc 1,1-20)

Il  Vangelo va un attimo spiegato, ha proseguito Don Francesco, perché questo Vangelo è quello che oggi dobbiamo mettere in pratica.

La Mamma ci dice: – Seguitemi!

Siamo tornati indietro nell’anno liturgico, perché stiamo sentendo il Vangelo di Natale e siamo a Pasqua , ma, nel Signore, Natale e Pasqua sono ormai al di là del tempo, un tutt’uno e non si può far bene la Pasqua se non si fa bene il Natale, per cui andiamo alla base della Pasqua.

Gesù è risorto! Chi ne ha portato per primo l’annuncio?

Gli angeli sono stati i suoi  primi annunciatori.

Quando era nel seno del Padre, Gesù aveva la corte angelica. Adesso è passato dalla corte angelica alla nostra corte.

Oggi noi siamo la sua corte e gli angeli annunciatori oggi siamo noi !

Il ruolo del sacerdote, del missionario, del cristiano è essere annunciatore, pur nella precarietà del mondo.

Che cosa annunciamo?

La forza e l’amore di Dio, che sta con noi, nelle precarietà del nostro mondo.

I pastori, con la semplicità dei bambini, hanno creduto e sono andati dove l’annuncio li ha mandati. Sono andati a cercare quel Bambino e in quel Bambino hanno visto Dio, hanno visto il Messia, il Salvatore. Come facevano non so: l’hanno riconosciuto! Oggi i pastori siamo noi: noi abbiamo dato retta a quell’annuncio.

Abbiamo dato retta ad un annuncio che abbiamo avuto con i volantini, o  da un compagno, magari attraverso una telefonata e siamo venuti .

A chi abbiamo dato retta? A un semplice volantino?

Chi si nasconde in quell’annuncio? Si nasconde Dio! Ma anche in voi si nasconde Dio! E in tutti gli annunci buoni, anche nella persona più misera di questo mondo, si nasconde Dio!

Quando fate un annuncio buono, secondo il Vangelo, voi siete angeli, anche di più, perché Dio non ha fatto famiglia  con gli angeli, ma con noi .

Oltre che angeli, siamo anche pastori, quei pastorelli umili scartati dalla società.

Pensate, Gesù ha preso il loro posto, è nato in una stalla, è stato deposto in una greppia. E’ andato ancora più in basso, ha preso il posto di un agnellino! Ha voluto far famiglia con noi e non si è presentato come un re della terra, tipo  quelli del 700, con tutti i boccoli, con le parrucche, con i belletti, con la maschera…

Lui, re senza maschera, si è fatto uno di noi, un povero pastore, nudo, per essere totalmente vicino a noi.

Siamo angeli e  pastori nello stesso tempo e nella nostra povertà, umiltà, Dio fa vedere la sua grandezza.

Dice San Paolo: la sua forza brilla nella mia debolezza, se riconosciamo di essere noi stessi, poveri peccatori.

Più riconosciamo di essere noi stessi, poveri, deboli, peccatori, più testimoniamo Gesù morto e risorto.

Da giovani ci facciamo belli, ci agghindiamo, ma poi piano piano, nella vita di coppia viene fuori ogni nostro limite.

Le famiglie cristiane andando avanti nel tempo, non costruiscono sulle maschere, ma sulla loro realtà di debolezza, come quella  dei pastori .

Ma lasciamo che venga fuori, perchè … viene fuori un Altro che ci dà il profumo, come ha dato profumo alla stalla ed ai pastori!  Quei pastori, quando sono usciti da quella stalla, avevano tutti i profumi del mondo. Scusate, io mi lascio andare a un po’ di poesia. Oggi è la festa della mamma…bisogna fare un po’ di poesia…

Il Signore è poesia vera, che trasforma la nostra storia, che non è così profumata e  così infiorellata! Gesù con il suo spirito la trasforma.

Siamo tutti angeli e pastori!

Il Signore ci dice: voi dovete annunciare il mio messaggio con la  vita.

Siamo presenza di Dio e non possiamo non  brillare nel mondo, come il volto di Giovanni Paolo II, quando pregava. Dio  non ha cambiato il volto di Giovanni Paolo II  negli ultimi anni, quando era tutto sofferente per la malattia. Però c’era qualche cosa che usciva da quel volto malato…

Questa è la nostra storia: chi è un po’ più grassetto, chi  un po’ più magro,   chi un po’ meno, chi un po’ freschetto come questi bambini. Siamo tutti degli angeli e dobbiamo annunciare il Buon Pastore che profuma. E il mondo deve sentire. Facciamo uscire questa luce, questa bontà, perché il Signore vuole essere servito dalle nostre mani, dalla nostra vita, dalle nostre povertà, si vuol gloriare dalla  nostra vita povera.

Noi siamo chiamati ad essere presenza di Gesù, il buon pastore, che porta  il regno nuovo, la famiglia nuova, nel  mondo di oggi , così appesantito.

Possiamo dire anche di essere tante Marie.

Non ho commentato la frase che ci ha dato il Vescovo. Lo farà lui.

Prepariamoci con il Santo Rosario. Facciamo il rosario della resurrezione , con  i vangeli del cammino di questo mese di Maggio, con la catechesi che facciamo qui in parrocchia, guardando il Vangelo di Marco, che  è la sintesi dei Vangeli.

Guardiamo come Gesù, concretamente, ha fatto famiglia secondo il cuore di Dio, la prima famiglia cristiana, con Pietro, gli apostoli e con Maria nel cenacolo.

Preghiamo:

Padre Santo, grazie che ci hai radunato qui e grazie che ci hai dato la forza di dirti di sì. Siamo qui, perché nella libertà che ci hai lasciato, ti vogliamo bene e ti abbiamo detto: – Sì, voglio venire!

Abbiamo lasciato tanti impegni, tante cose, tanti pensieri e anche tante tentazioni e siamo qui , come quei pastori che hanno ascoltato l’annuncio dell’angelo

e ti stiamo incontrando nella preghiera in comune, nell’annuncio della parola di Dio, che abbiamo ascoltato e ascolteremo e che, con Maria, capiremo meglio.

Aiutaci a preparare la culla di Gesù, ad annunciarlo con la nostra faccia, col nostro amore concreto.

E quello che spinge questi gesti, questo annuncio, è un cuore nuovo, perché carico dell’olio profumato dell’amore di Dio, che è lo Spirito Santo.

Allora Padre Santo, fa’ che questo nostro cuore sia la grande culla del tuo figlio Gesù e che lo Spirito Santo sia il grande amore che muove  Gesù verso di noi,  noi verso di lui  e noi  verso gli altri, per essere la grande famiglia come tu hai progettato e  vuoi  e noi vogliamo essere portatori di questo grande progetto oggi.

Mamma Celeste aiutaci, per Cristo nostro Signore.

CATECHESI DI SUA ECCELLENZA MONS. VINCENZO PAGLIAVESCOVO DI TERNI

(Trascrizione dal sonoro)

(Dopo l’applauso di benvenuto da parte dell’Assemblea, Don Francesco, a nome di tutti, lo ringrazia, esprimendo una riconoscenza particolare per essere venuto nonostante i tanti impegni ai quali deve far fronte.)

Sì, vengo dalla chiesa di  Santa Maria Regina. C’era il  vescovo bizantino ucraino, c’erano donne e anche uomini che lavorano qui e stavano celebrando le feste di Pasqua. Ci siamo salutati ed eccomi qui anche da voi.

Poi andrò in Cattedrale, dove ci saranno i ragazzi di molte parrocchie, per la cresima. Anche lì sarà una cosa bella, perché con tanti ragazzi insieme, si vede meglio il senso della famiglia. Il rischio dell’individualismo religioso c’è: dimentichiamo il senso della famiglia cristiana che è una realtà molto grande. Oggi poi è la festa della mamma, di Maria, madre di tutti! Con  la Cresima in cattedrale, si vede più il senso della famiglia di Maria, mamma di tutti.

Voi mamme sapete quante volte dovete dire ai figli che devono pensare anche ai fratelli. Oggi tocca anche a me .

E’ bello vedere anche con gli occhi tutti questi ragazzi  che fanno  la cresima tanti insieme. Se uno sta in una piccola frazione, come Frattuccia e magari  sono solo  cinque ragazzi…

Tutti dobbiamo avere il cuore largo: è bello vedere tutti questi  figli ed è importante  magari che oggi  diciate un’”Ave Maria” per loro.

Voi  sapete bene che oggi la vita è difficile per tutti: per i grandi, per gli anziani, per chi lavora, ma anche per tutti questi i ragazzi.

Non sempre ce ne rendiamo conto. A volte , per la vita complessa, abbiamo cinquantamila cose da pensare, non si parla più con i piccoli, non si perde tempo anche con le loro sciocchezze e crescono spesso soli.  E da soli si cresce male.

E’ importante quello che Maria faceva con Gesù.

Maria conservava tutto quello che vedeva , faceva e toccava. Come Maria era attenta a Gesù, così anche noi dobbiamo essere attenti ai più piccoli .

Spesso, se va bene,  li lasciamo ai loro genitori, ma se i genitori non ci pensano… addio!  Mentre i nonni, per fortuna… quando ci sono…

Io credo invece che tutti dovremmo occuparci, preoccuparci dei nostri ragazzi , anche per i figli , i nipoti degli altri, perché i ragazzi non si possono dividere: o si aiutano tutti insieme o si perdono tutti insieme.

Questo è importante. Ecco il senso anche di quello che nella Diocesi di Terni, abbiamo voluto fare con la catechesi dei ragazzi , del cambiamento, del progetto che stiamo attuando nel catechismo , perchè non possiamo appaltare l’educazione al catechista.

Noi più grandi dobbiamo essere i genitori di tutti, i nonni di tutti, i catechisti di tutti.

Allora io mi chiedo e  vi chiedo: ma non sarebbe opportuno che voi faceste e diceste  a tutti i vostri amici: “Quando dite il rosario il martedì, una decina va dedicata per i nostri ragazzi?” Fatelo conoscere, perché la preghiera di tanti buca il cielo, arriva dritta al cuore di Dio.

Ecco perché la vostra preghiera si traduce in due cose.

La preghiera nasce sempre da un momento, diciamo drammatico, sia in senso positivo che negativo.

Quando  Maria va da Elisabetta, sente il dramma della gioia e canta il Magnificat: la preghiera nasce da una cosa che ti tocca , come la preghiera di Gesù al Getsemani. Se la vostra preghiera nasce da questa preoccupazione , nasce dal vostro cuore, arriva al cielo, perché è la vostra preoccupazione che tocca il cuore di Dio, non le vostre parole.

Se c’è questa preoccupazione, accade che voi vi rendete più conto e la vostra coscienza si affina;  è come quando lucidate un pezzo di legno: più strofinate e più quello diventa lucido.

Si affina la vostra coscienza , voi sentite di più la responsabilità e cresce  in voi il bisogno di dire agli altri che dobbiamo curare più i nostri ragazzi.

Dobbiamo sentire più il groppo in gola.

Non è il numero delle “Ave Maria” che conta, ma la preghiera del cuore!

Il cuore arriva al cielo! Più preghiamo, più la nostra coscienza si affina e più sentiamo  la responsabilità di pregare per gli altri e di dire agli altri di curare i nostri ragazzi.

Questo è il modo migliore per amarli, dobbiamo sentire questa preoccupazione. Ecco, se conoscete genitori che hanno bambini piccoli, se loro non possono andare a messa la domenica, prendeteli voi per mandare a messa i genitori la domenica e la vostra messa sarà la loro messa .

Voi che sentite nel cuore questa dimensione di maternità come Famiglie di Maria, voi che siete devoti  alla famiglia di Maria, come lei dovete conservare nel cuore quel che accade ai piccoli della Chiesa,  gli interessi di questi ragazzi, perché la loro vera disgrazia è che non c’è nessuno che pensi davvero a  loro . Magari si portano a ginnastica,  a danza, ma il cuore? Tutte queste cose, senza il cuore,  non servono a niente!

Ecco perché il compito che io vi do è di conservare, come Maria, gli interessi del cuore di questi ragazzi.

Vedo scritto che festeggiate l’11° anno , ma lo so, perché avete gli stessi miei anni da vescovo e, come undicenne, vi chiedo di pregare per i miei coetanei, perché ne abbiamo bisogno.

Credo che il Signore affidi alla comunità cristiana il futuro delle nostre città, perché in questa prospettiva quasi nessuno ci pensa.

Noi, con la nostra preghiera, dobbiamo fare come Abramo . Ricordate? 5 giusti… Quella preghiera è la vostra preghiera, preoccupata delle sorti di questi ragazzi: faccia in modo che i sacramenti che ricevono non si riducano a pranzi e regali, ma aiutatemi a celebrare meglio la loro cresima. In un certo senso vi porto con me nel giro che devo fare: nella cattedrale oggi di Terni, la prossima domenica in quella di Narni e in quella di Amelia. Viviamo insieme questa dimensione materna, affettuosa, preoccupata  per i nostri ragazzi.

Cari amici miei uomini, chi è che il giorno di Pasqua incontrò per primo Gesù? Le donne e ci dobbiamo stare, ma attente donne, perché rischiamo di superarvi in curva!

Credo che sia una cosa bella anche per me che voi preghiate per i nostri ragazzi.

Vi dico che la cattedrale di Amelia era gremita, ma la mia fatica più grande è stata quella di far dire loro una preghiera.

Ieri sera, fatta la comunione, tutti si sono messi a parlare. Finita la comunione mi sono fatto portare il microfono e  ho detto loro: “ Ma,  scusate! Così si tratta quell’amico che avete ricevuto e che si chiama Gesù? Non siete stati capaci di stare tre minuti con Gesù! “

Sono rimasti! Nessuno glielo dice. “ Io ve lo dico, perché vi voglio bene. Adesso stiamo tre minuti in silenzio,  o meglio, parliamo con Gesù, perché con l’amico si parla, si cercano le parole…”

Manca l’educazione all’amicizia con Gesù. E’ questo il punto decisivo e che manca anche nella vita delle nostre parrocchie: l’educazione alla preghiera.

Sento di confidarvi questo, per un aiuto anche a condividere questa preoccupazione per i ragazzi.

Che sia una preghiera preoccupata, una decina del rosario, il martedì.

Gesù dice che non sia un moltiplicare le parole: ciò che conta  è la sintonia spirituale. E’ quello che dice Paolo: – Abbiate in voi stessi gli stessi sentimenti che erano in Cristo Gesù!

OMELIA DI DON FRANCESCO PAOLO VACCARINI

(Trascrizione dal sonoro)

Sia lodato Gesù Cristo.

Un pensiero sul Vangelo (Lc 24,13-35 ), che abbiamo meditato lungamente, in vari modi.

Il pensiero che mi viene è che questo Vangelo è il Vangelo della famiglia.

Il progetto Emmaus, che stiamo attuando nella catechesi della Diocesi di Terni,  è stato ripreso da questi due discepoli, potremmo dire come le coppie. Il Signore d’altra parte quando mandava ad annunciare  il Vangelo,  li mandava a due a due.

E il primo a mandare a due a due nel mondo, la creazione umana,  è stato il Padre, nel suo disegno d’amore, che è la famiglia.

Questo è il progetto, la pietra fondante, il progetto al quale il Signore ci riporta; non sono pietre fondanti i progetti che costruiscono i politici.

Nel momento della resurrezione di Gesù, questo progetto si realizza: Egli ha formato un popolo di famiglie.

Perché ha preso i 12? I dodici sono il simbolo, come i capi tribù, capi di tante famiglie, con le quali ha formato un popolo di famiglie, un popolo unito,  un corpo unico, che diventa addirittura il corpo di Cristo: Gesù è il capo e noi siamo le membra e siamo uniti tra di noi più che dal sangue. Quando c’è una genealogia , legati dal sangue, poi le persone non sempre sono così unite, come sappiamo bene dalla storia. Lo sappiamo bene, pensiamo alla guerre!… Tutti, facenti parte della razza umana, dovremmo essere come fratelli, ma…

Il Signore sta ricostruendo il progetto delle origini, della creazione,  e lo ha rifatto negli ultimi tempi, voglio dire negli ultimi duemila anni, con la venuta di  Gesù, che è venuto sulla terra, si è fatto uomo, si è fatto della famiglia umana e ricostruisce il progetto di Dio.

Le origini  adesso partono dalla chiesa primitiva, dalla chiesa delle origini, dove si vede questo insieme di persone, i 12 apostoli, che costituiscono questo nuovo popolo, nuova identità familiare dell’umanità e iniziano ad essere mandati a due a due. Due significa unione, in questo senso: “…dove due o più sono riuniti nel  mio nome io sono in mezzo a loro.” Io posso parafrasare così: dove una coppia inizia a parlare, a vivere un po’ Gesù, inizia appena a balbettare di Gesù , Gesù è in mezzo a loro .

I due discepoli di Emmaus erano disperati, parlavano male di Gesù, interpretavano male la sua storia e Gesù era con loro. Balbettavano appena, malamente, di Gesù, ma è bastato iniziare, che Gesù mette in loro lo Spirito. E’ bastato iniziare!

Così è il programma delle famiglia: basta iniziare!

Non abbiate paura! Iniziate in casa, così sballati, affaticati, con le idee ancora poco chiare, con tutti i pesi che ci stanno, come hanno fatto loro. Iniziate a pregare! Scappavano da Gerusalemme, hanno detto basta, torniamo nella nostra  casa, facciamo la nostra vita. Erano delusi e disperati,  ma erano tutti concentrati nella sofferenza della tragedia di Gesù e solo parlando di quello, uniti in quello, nel cammino che facevano, Gesù era già in mezzo a loro .

Lo fa  in maniera proprio umana, da passare per un ignorante, permettetelo di dire, quasi da più in basso di loro. Faceva il finto tonto, proprio come la mamma quando parla ai bambini e si adatta a loro. Eppure aveva vissuto sulla sua pelle quello che narravano!  E non aveva paura di fare il finto tonto!

Che cosa significa questo per le nostre case?

Pensate a come Gesù si nasconda in tutte le situazioni della nostra esistenza, delle nostre famiglie!

Quante volte noi non sappiamo riconoscerlo! Siamo ciechi, straciechi, proprio come loro che lo avevano accanto! Perché anche noi non  siamo come loro quando le cose vanno male? “Sì, un bel Dio che prego! Ecco quello che mi succede! “La stessa cosa!

Guardate che l’’esperienza di questi apostoli è anche la nostra esperienza!

A Gesù basta che iniziamo a parlare un po’ di lui, anche in malo modo, che arrivano delle esperienze, delle luci. Iniziate a fidarvi del Signore!

Iniziate a parlare, iniziate a pregare, iniziate a leggere il Vangelo in casa, anche con tutti i pesi che ci stanno, come avevano loro!

Iniziamo a dire una preghiera e ci si scalda il cuore! Ci si riappacifica un po’.

Poi… lui ci porta allo spezzare il pane, a condividere.

La condivisione che avviene qui, nell’Eucarestia, è  la sua vita, che porta alla  condivisione che avviene tra marito e moglie, con i figli, nella società, allo spezzare il pane con amore.

Se tra marito e moglie non si condivide …  anche il pane materiale ha bisogno di essere spezzato da Gesù nello Spirito Santo, nell’amore di Dio.

Allora ascoltando la Scrittura ci si scalda il cuore

Perché oggi il cuore ci si è un po’ infiammato? Ma perché Gesù è con noi! E dove lo riconosciamo? Gesù ci ha lasciato: questo è il mio memoriale, questo è il mio corpo, questo il mio sangue. E’ una cosa stupenda, la vita nostra della famiglia: un po’di pane e un po’ di vino; è il nostro pane quotidiano che lui ha voluto prendere per insegnarci poi a casa a spezzare il pane materiale. Solo Gesù può dire: “portatemi la vostra fatica” e “questo sono io con voi”, per continuare a casa,  al lavoro, tra di noi, a spezzare non noi stessi, ma Gesù, portando ciascuno i pesi degli altri. Gesù prende quella nostra mollica di sacrificio e dice: “questo sono io con voi”. Si identifica con tutte le nostre storie più o meno buone.

Se noi riusciamo a fare questa scuola di Eucarestia domenicale, insieme impariamo a stare con Gesù, portando in chiesa tutte le nostre problematiche. Vedrete che pian piano impariamo a riconoscerlo ed a riconoscerci presenza di Dio nel mondo di oggi.

RELAZIONE DI AGGIORNAMENTO DI GRAZIELLA RASILE

Un fraterno affettuoso saluto a tutti ed un ringraziamento per la vostra presenza qui, a questo Convegno Annuale delle “Famiglie di Maria”, che celebriamo oggi 8 Maggio, giorno in cui si festeggia la Beata vergine di Pompei , nel mese dedicato alla Madonna.

Ringraziamo innanzi tutto il Signore, perché, con questo undicesimo anno, abbiamo iniziato il nostro secondo decennio del nostro cammino con Maria.

Salutiamo  tutti, iniziando  dai nostri sacerdoti; salutiamo le persone che vengono da lontano e poi coloro che appartengono alla nostra Diocesi. Vi portiamo il saluto di tante persone lontane, sparse un po’ in tutte le regioni italiane ed anche all’estero. Molte si sono fatte sentire attraverso il telefono o internet:  avrebbero voluto essere qui con noi oggi, ma, per la lontananza o per altri impedimenti, non son qui fisicamente, ma lo sono spiritualmente.

Il Convegno Annuale è il momento adatto per  esaminare due aspetti fondamentali della nostra vita associativa:

da una parte cerchiamo  di fare un bilancio dell’esperienza che abbiamo vissuto in questi anni, nel nostro cammino con Maria;

dall’altra cerchiamo di capire insieme, nello svolgersi della nostra comune esperienza,  che cosa di specifico la Mamma Celeste chiede proprio a noi, che ha chiamato a partecipare all’Associazione delle “Famiglie di Maria”, che si definisce “Movimento per la santificazione della famiglia”.

Per aiutarci a comprendere bene il nostro ruolo e progettare insieme il futuro, vorremmo poter fotografare la realtà delle “Famiglie di Maria” così com’è, ma non è facile, perché l’azione di Dio   e della Mamma Celeste è in gran parte nascosta , allora a volte  ci sembra di vedere poco, altre volte esultiamo, perché abbiamo la grazia di vivere o di ascoltare esperienze molto belle e dei progressi notevoli.

Il “progetto” che il Signore ha su di noi, poi, si svela piano piano e attraverso ciò che si concretizza man mano, possiamo capirlo sempre di più.

Per questo, è sempre necessario rivolgerci indietro per mantenere integra, nel cuore, quella che è stata la nostra ispirazione iniziale, riflettere su come essa si sia sviluppata nel tempo e cercare di mantenerla nello spirito giusto.

Iniziammo nell’anno 2000, in un pellegrinaggio a Medjugorje ed il desiderio che ci mosse è ancora vivo dentro di noi oggi: che  la famiglia cammini  insieme, unita nella fede.

Siamo convinti che essa possa raggiungere la sua pienezza, la sua felicità solo se vive tutta unita la presenza del Signore, se condivide apertamente il Vangelo come punto di riferimento, se partecipa insieme alla vita della Chiesa.

Ma come arrivare ad un cambiamento, da una consuetudine ormai radicata e con figli ormai grandi?

Conosciamo i nostri limiti e sappiamo che da soli ben poco possiamo fare, ma Gesù, proprio dalla croce,  ci ha dato un aiuto grande: la Sua Mamma, che da quel momento  è diventata anche la nostra Mamma.

Lei, che a Cana ha   visto il vino che mancava e lo ha ottenuto da Gesù per non turbare la felicità degli sposi, conosce i bisogni delle nostre famiglie e aiuterà anche noi.

Su  questa fede è basata la nostra determinazione a sostenerci con la preghiera, impegnandoci a recitare il Sano Rosario ogni martedì con l’intenzione di affidare a Maria tutte le nostre famiglie, anche trovandoci lontani gli uni dagli altri.

Guardando la nostra esperienza passata con il senno di poi,  vedendo crescere negli anni la crisi che investe la famiglia in generale, ci rendiamo conto che la Mamma Celeste ci ha voluto preparare per tempo  a contrastarla, ha voluto indicarci l’ ideale da perseguire e la strada per raggiungerlo.

L’ideale è Dio, fondamento e centro delle nostre famiglie.

Il mezzo principale per raggiungerlo è la preghiera ed il lasciarci guidare da Maria  in un cammino di fede , che ci inserisce sempre più nella grande famiglia di Dio, che è la Chiesa.

“Per Maria, a Gesù”.

Innumerevoli sono i doni e le conferme che stiamo ricevendo.

Prima di tutto la guida spirituale che ci è stata data, anzi io direi le nostre guide spirituali: Don Francesco, che è il nostro Assistente Spirituale generale ed altri sacerdoti che in vari luoghi hanno aderito.

Pensiamo poi a noi componenti dell’Associazione, a quanto condividiamo.

Fin dall’inizio, la partecipazione al cammino delle “Famiglie di Maria” ha creato una fraternità grande ed ha fatto nascere tante relazioni. Da subito abbiamo condiviso la fede, ci siamo dati una testimonianza reciproca e ci siamo sostenuti con la preghiera, con l’ascoltarci e il dialogare tra di noi… Insomma ci sentiamo una grande famiglia di famiglie!

Abbiamo detto che il primo mezzo, che la Madonna ci ha indicato, per  aiutare le nostre famiglie, è la preghiera.

Purtroppo la preghiera , nella nostra società, ed anche all’interno delle famiglie, sta perdendo la sua legittimità ed è stata relegata, quando c’è,  ad un fatto solo privato, che non deve ostacolare l’attivismo incalzante, l’efficientismo produttivo.

L’uomo che produce, è ritenuto forte, l’uomo che prega è considerato debole, se non ingenuo.

Tra noi ci sono, grazie a Dio, coppie e intere famiglie,  che fanno della preghiera insieme una consuetudine, ma ci sono tanti fratelli e tante sorelle, che devono ancora imporsi, sui loro familiari, per ritagliarsi momenti di preghiera in casa e per partecipare alla vita della Chiesa.

Vogliamo che la preghiera resti ancora clandestina?

O vogliamo che riconquisti nelle nostre famiglie e nella società la sua legittimità?

Sembra assurdo che, in una società che si ritiene progredita, democratica e libera, ci siano  di queste schiavitù,  frutto di vere e proprie dittature.

Che cosa, noi, “Famiglie di Maria, possiamo fare?

Iniziamo in prima persona, cominciamo noi a fare un serio  cammino di fede, mettendo in pratica  i consigli che il nostro assistente spirituale generale, Don Francesco, ci ha sempre dato.

Diamoci almeno personalmente, ogni giorno, momenti fissi di preghiera; creiamo in casa un angolo per la preghiera e troviamo lì il contatto regolare con il Signore, chiedendo ai nostri familiari che ci lascino in pace mentre noi preghiamo, singolarmente, sì, ma non di nascosto. Che gli altri sappiano che noi preghiamo, non per ostentare quello che facciamo, ma per ricreare una mentalità, che consideri il pregare come  consuetudine legittima di tante persone.

Il secondo aiuto che la Mamma Celeste ci ha indicato è il reciproco sostegno che possiamo darci tra di noi, aprendoci tra famiglie.

Ce lo ha dimostrato, fin dall’inizio, quando abbiamo iniziato a pregare gli uni per gli altri, ma lo ha accentuato nel tempo  ispirando il formarsi di cenacoli, prima nelle chiese e poi  nelle case: persone che non potevano pregare con tutta la propria famiglia o famiglie che desiderano condividere la preghiera con altri fratelli, hanno iniziato a riunirsi ogni martedì, per pregare il Santo Rosario e fare insieme l’affidamento delle famiglie a Maria.

Soffermiamoci su quello che sembra un frutto veramente bello, che va consolidandosi:

i cenacoli nelle case

Di questi cenacoli ne esistono a Terni ed anche in altre zone.

Può essere  questo il modo per iniziare a riportare la preghiera dentro le mura domestiche?

Posso dire, per esperienza diretta e indiretta, che, quando si forma il cenacolo in una casa, all’inizio ci possono essere anche ostacoli. Purtroppo nei nostri tempi siamo un po’ prevenuti nell’aprire le nostre porte. Abbiamo varie paure. In un certo senso è un sacrificio mantenere l’impegno di accogliere un gruppo ogni martedì a casa propria. Spesso ci sono componenti della famiglia contrari…

Notiamo, però, che se veramente lo vogliamo, aiutati dalla preghiera e da tanta carità, riusciamo a realizzarlo e pian piano, cambia sia l’atteggiamento dei familiari che all’inizio non partecipano, sia quello di coloro che criticano. Di fronte alla nostra costanza subentra un atteggiamento di rispetto e di apprezzamento.

Quest’anno ho avuto la grazia di andare a pregare con molti gruppi , nelle case e nelle chiese, ed ho condiviso con loro l’esperienza  dell’incontro.

Devo dire che è stata bellissima in tutti i casi, ma i cenacoli fatti nelle case offrono delle possibilità in più rispetto a quelli delle chiese e portano una ricchezza diversa.

Nelle case, infatti, oltre a pregare insieme, si ha la possibilità di parlare, di condividere esperienze, di porci reciprocamente delle domande, di costruire relazioni più ricche basate su un’amicizia fraterna.

Il legame diventa più solido e si sperimenta più forte il sostegno che ci si dà gli uni con gli altri.

Benissimo anche i tanti cenacoli che si riuniscono nelle chiese, e come numero forse sono di più, ma auspichiamo che questi siano uno stimolo per far nascere in qualcuno dei partecipanti il desiderio di formare il cenacolo nella propria casa.

Riflettendo sulle esperienze che man mano si sono attuate nel tempo, insieme ai nostri sacerdoti, ci stiamo convincendo sempre più che, restando fermo il nostro ideale di una famiglia unita nella fede, e il mezzo che fin dall’inizio abbiamo privilegiato, cioè l’affidamento delle famiglie a Maria, mediante il Rosario del martedì, dovremmo fare ogni sforzo per riportare la preghiera dentro le case.

Allora quest’anno, ancora  con più forza, vogliamo rinnovare questo invito:

guardiamoci intorno, cerchiamo tra i nostri vicini o conoscenti una persone che condivide con noi il desiderio di pregare insieme e invitiamola a pregare con noi il Rosario del martedì. Così inizia a formarsi un cenacolo. Non occorre subito un gran numero!

La Madonna ci sta facendo sentire che ci è vicina e ci guida come Mamma che educa i suoi bambini e li aiuta. Ci ha fatto capire che la preghiera è il mezzo potente che il Signore ci ha messo a disposizione.

Si può ridare ufficialità alla preghiera se la portiamo dentro le case: gradualmente, diventando visibile agli occhi del mondo, ricrea la mentalità che pregare è normale, legittimo, utile, indispensabile: è un bisogno che il Signore ha messo fin dall’inizio  nel cuore dell’uomo ed è, quindi un appagamento di un nostro profondo bisogno di creature.

Abbiamo appena celebrato la Santa Pasqua. Risuona ancora in noi quell’annuncio festoso: “CRISTO E’ RISORTO! E’ VERAMENTE RISORTO!”

Gioiamo, perché con Lui risorgeremo anche noi, risorgeranno anche le nostre famiglie!

Ma come? Ma quando? Ci chiediamo!

Certo,  risorgeranno quando Gesù tornerà vittorioso alla fine dei tempi, ma la nostra resurrezione , se lo vogliamo, può cominciare adesso, con tante piccole resurrezioni, giorno per giorno.

Chi fa da tempo il cammino delle “Famiglie di Maria” e prega e opera perché la propria famiglia cresca nel cammino di conversione verso il Signore, ha sicuramente imparato a gioire dei piccoli passi che fa personalmente in questa direzione e che vede fare dai suoi cari. Sapeste quante volte  ci siamo sentiti dire con gioia: “Sono riuscita a pregare con mio marito!” oppure: “Quel mio figlio o quella mia figlia, che non andava più in chiesa, ha incontrato un angelo, un amico o una fidanzata che ce lo ha riportato!”

Ci accorgiamo che  ogni piccolo passo di uno di noi, in famiglia, ogni piccolo avvicinamento al Signore, è una piccola grande resurrezione, che ci avvicina alla grande resurrezione della famiglia, che sarà  piena quando tutti i familiari riconosceranno e accoglieranno Gesù come il Signore da cui viene la felicità piena.

Guardare a questa meta e avere negli occhi la situazione della famiglia nella nostra società oggi, sembrano due cose inconciliabili.

Pensiamo alle famiglie spezzate, ai divorzi, alle famiglie ricomposte…Bambini che si trovano contesi tra genitori o che hanno più madri e più padri…sofferenze indicibili…

Come da queste situazioni si può ricostruire la famiglia, secondo il progetto di Dio?

Occorrere allargare il nostro cuore e la nostra fiducia nel Signore, che è il Signore della vita e che da qualsiasi situazione umana, anche la più ingarbugliata, è capace di far rinascere la vita. Quindi può far rinascere la famiglia, nonostante le tante  situazioni disastrose  che ci sono nella nostra società.

Probabilmente tutti abbiamo sperimentato qualche volta come, proprio nei momenti di dolore ricerchiamo il Signore e torniamo a Lui.

Le “Famiglie di Maria”, fin dall’inizio, hanno accolto fratelli e sorelle con difficoltà familiari o separati e divorziati, che si sono aperti al Signore proprio in quella dolorosa esperienza. Sono entrati nella comunità della Chiesa, si sono sentiti accolti e stanno facendo un cammino di conversione con tutti coloro che non si sentono più bravi solo perché, grazie a Dio, hanno la famiglia ancora unita. Queste persone tante volte ci hanno dato e ci danno un grande esempio, perché fanno ogni sforzo per superare il rancore verso il coniuge, pregano per lui e si considerano ancora sposate, perché credono nel sacramento del matrimonio, che hanno contratto davanti al Signore e che non si cancella.

Anche genitori, che vedono figli in situazioni di disordine familiare, con il  sostegno della presenza e della preghiera di fratelli nella fede, trovano conforto e speranza.

Noi, come Maria, vogliamo accogliere tutti, formare una grande famiglia di famiglie, nella quale nessuno si senta escluso, ma accolto e sostenuto dai fratelli nel Signore.

Proseguiamo questo cammino, attenti a quanto il Signore ci dice attraverso la Chiesa, con la Sua Parola e con i fatti della vita, tenendo lo stesso atteggiamento che aveva Maria, che, certa di quanto Dio le aveva rivelato, da parte sua, conservava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”(Lc 2, 19) e si impegnava  a fare solo la volontà di Dio..

La  Mamma Celeste  non farà mancare di certo alle nostre famiglie e  all’Associazione e  la sua guida e la sua protezione.

TESTIMONIANZE

Testimonianza di Rosy

Tra tanti iscritti alle “Famiglie di Maria”, ci sono stati anche  quelli che dopo aver dato la loro adesione all’Associazione, non si sono fatti più sentire. Che cosa significa? Che non sono più interessati al nostro cammino? Non sta a noi saperlo. Vi confessiamo che più volte quando ci siamo trovati a preparare qualche migliaio di lettere da spedire, ci siamo chiesti  se non fosse ormai inutile scrivere a questi, perché forse non sono più interessati al nostro comune cammino. Ma  puntualmente è successo che proprio mentre  ci soffermavamo su questa domanda, arrivava una lettera che  diceva: non mi sono fatta o fatto  sentire, ma io sono sempre stato in comunione con voi.

Ecco un esempio proprio di questi giorni:

Lettera di Roberta

Buona e Santa Pasqua anche a Voi, Che Dio vi benedica per quello che fate. Ciao a tutti vi scrivo per far sentire anche la mia piccolissima voce, per farvi sapere che ci sono anche io spiritualmente. Purtroppo la distanza non mi permetterà di essere lì con voi per il convegno di maggio, ma sicuramente vi ricorderò nella preghiera. Stavo pensando, da quando è arrivato il vostro invito, che potreste, in futuro, organizzare anche qualche incontro dalle mie parti, sempre se avete contatti verso l’Emilia, sarebbe molto bello conoscere anche quassù questo movimento. Si potrebbero mettere in contatto il vostro Vescovo con il Vescovo di Reggio Emilia o Bologna….o dove avete più contatti di persone che come me vi affiancano sempre con la preghiera. Sarebbe meraviglioso. Scusate se ho espresso questo mio desiderio, ma a volte si ha anche bisogno di incontrare i fratelli per crescere e testimoniare l’amore del Signore. Vi chiedo inoltre di mandarmi per cortesia quello che farete l’8 maggio, meditazioni scritte o quello che il Vescovo dirà nella catechesi. Vi ringrazio tanto per avermi ascoltato. Un abbraccio nel Signore. Roberta

Lettere come questa ci fanno credere che, accanto ad una realtà visibile delle “Famiglie di Maria”, c’è anche una realtà nascosta, formata da tante persone, che, all’interno delle loro case, nel nascondimento, credono realmente nello spirito che ci unisce e perseverano nel portarlo avanti.

Testimonianza di Ciro

Da qualche anno ho l’impegno di contattare la gente di Terni in occasione di questo Convegno e mi capita di fare tante telefonate.

Una cosa bellissima, a rinforzo di quello che ha detto Mons. Paglia riguardo agli anziani che sono una grande forza, vorrei dirvi che le persone rispondono con una grande gioia e si sente una grande fede nella preghiera . Non c’è rassegnazione: c’è una grande fiducia nella preghiera. Oltre a chiede preghiere per casi particolari, per qualche familiare, da tanti mi sento dire: “Il martedì non mi dimentico di trovare il tempo per  dire  il rosario in unione con Le famiglie di Maria”.